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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2011 alle ore 08:14.

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Si chiama Alexitimia. Ha la pelle morbida e delicata. Non parla, ma se viene palpeggiata reagisce. Non è una persona. Si tratta di una scultura robotica di Paula Gaetano Adi (2007): una forma rosata e tondeggiante, ricoperta da uno strato di pelle sintetica. Pelle che diventa madida di sudore non appena una mano l'accarezza. Numerosi sensori di pressione, installati nel lattice, captano il tocco della mano esterna e trasmettono uno stimolo a un microcontrollore che attiva micropompe per la secrezione dell'acqua (il "sudore"). Per il fruitore dell'opera è un'esperienza estetica diversa, che non comporta alcuno sforzo concettuale, ma una relazione immediata e intima con l'ambiente. Pur sapendo che si tratta di un meccanismo robotizzato, i visitatori restano comunque catturati dal l'«emotività» di Alexitimia.
Spesso l'arte non ha bisogno di concetti. E nemmeno di categorie come soggetto e oggetto. Per comprendere l'esperienza estetica – e quel genere particolare di esperienza estetica che è l'arte – è necessario compiere una grande rivoluzione. Questa è l'intenzione dei dodici autori – tra cui Robert Pepperell, firmatario del manifesto del Posthuman – dell'interessante volume Situated Aesthetics: Art beyond the Skin, curato da Riccardo Manzotti, filosofo della mente e studioso di ingegneria robotica. Una rivoluzione da attuarsi in tre mosse. 1. Abolire la distinzione tra soggetto e ambiente. 2. Rinunciare alla categoria di rappresentazione, entità intermedia tra soggetto e mondo esterno. 3. Cessare, infine, di pensare che la mente sia confinata all'interno del corpo. Sono questi i presupposti del modello esternalista, secondo il quale mente e coscienza sono eventi che si estendono al di là della scatola cranica.
All'indirizzo http://public.im-media.it/ externalism/, potrete leggere tre deliziosi fumetti, creati dallo stesso Manzotti per spiegarvi in modo ilare ed efficace le tesi in questione. L'esternalismo critica le posizioni tradizionali e "cartesiane" della filosofia della mente, tuttora in vigore nella cultura occidentale, e si pone l'obiettivo di sanare la separazione non solo tra mente e corpo, ma anche tra individuo e mondo. La critica verte su una contraddizione di fondo: quella di credere, da una parte, che l'esperienza che si fa del mondo sia all'interno di noi e, dall'altra, che il mondo sia esterno a noi. Per colmare questa separazione tra mente e realtà, diviene necessario ricorrere alle rappresentazioni, tradizionalmente "piccole repliche" del mondo esterno capaci di introdursi al l'interno della nostra testa, ma di cui nessuno è riuscito finora a definire la natura. Insomma – questa la domanda ragionevole degli autori del volume –, non è assai riduttivo circoscrivere l'attività della mente e della coscienza all'interno dei circuiti neuronali?
Ed ecco la risposta. Il corpo umano ha un confine preciso che lo separa del mondo, ed è la pelle. Ma perché imporre alla mente lo stesso confine? E se la mente si estendesse ben oltre la nostra testa? Proviamo a dimenticare l'idea che la mente sia un "piccolo teatro" interno al cervello, fatto di rappresentazioni. Immaginiamola, invece, come facente parte di un network di processi ed eventi spazio-temporali che accadono nell'ambiente che ci circonda e di cui siamo parte. Questa è l'idea di mente proposta dall'esternalismo. Nell'esperienza, il mondo esterno e la mente non sarebbero separati, diverrebbero anzi un unico evento multisensoriale, che riunisce percezione, intenzione e azione. Nel volume sono affrontate ardue questioni metodologiche e anche analizzati esempi concreti in cui le arti – la musica, la pittura, l'arte multimediale, la scultura robotica – rendono conto delle teorie proposte.
Si prenda il caso dell'esperimento musicale SMuSe (Situated Music Server), che si serve di nuove tecnologie interattive e sensitive applicate a sistemi musicali computerizzati: questi ultimi, nell'interagire con l'ambiente circostante, subiscono influenze che poi riutilizzano nella composizione musicale. E si pensi all'artista Giuliano Galletta che, con la fabbricazione dei suoi alter-ego multimediali, vuol dimostrare come non esista un "io" vero e proprio, perché l'identità individuale è sempre determinata dalle relazioni con gli altri. L'esperienza estetica sarebbe dunque "situata" nell'ambiente esterno a noi. Come suggerisce l'esempio di Alexitimia, v'è il sospetto che la mente sia qualcosa di più grande e misterioso di un circuito cerebrale. Proviamo a cercarla al di là della nostra pelle.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Situated Aesthetics. Art beyond the Skin, a cura di Riccardo Manzotti, Imprint Academic, Exeter (UK) - Charlottesville (Usa), pagg. 246,
£ 17,95 - $ 34,90
Fumetti (in inglese) di R. Manzotti: http://public.im-media.it/externalism/

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