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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2011 alle ore 08:14.

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Tra i tanti libri che s'interrogano sul visibile declino dell'Italia, proprio mentre festeggia i centocinquant'anni della sua unità, il volume di Carlo Donolo si caratterizza per il taglio originale con cui affronta problemi e possibili soluzioni.
La crisi che si attraversa è per lui, nello stesso tempo, cognitiva e normativa. Da un lato, infatti, essa è dovuta alla «minore capacità di riconoscere le cose per quello che sono», al ritorno dell'ignoranza e, soprattutto, alla tendenza della maggior parte dei cittadini all'inganno e all'auto-inganno, che si manifestano nelle immagini deformate di se stessi e della realtà: «Ciascuno vede e stravede anzi, non in funzione, ma certamente a seconda dei propri interessi. Quindi gli interessi particolari contano molto, ma ciascuno ne dà una rappresentazione di comodo: l'evasore dice che lo fanno tutti; le categorie a rischio fiscale concedono solo l'esistenza di poche mele marce, contro l'evidenza statistica; l'abitante di casa abusiva crede (qui si tratta di fede) che la casa condonata è sanata, cioè è anche "sicura", è molto sorpreso che non sia vero, e si sorprende se lo si contesta, ma ci pensa la natura a dargli torto». Tale auto-inganno fornisce a molti l'alibi per godere di privilegi e piccole o grandi rendite di posizione (e questo vale specialmente, si sostiene, per un ceto medio "plebeizzato", impaurito e disposto a credere alle menzogne consolatorie di una classe dirigente inetta e, a sua volta, disorientata e illusa).
Considerata dalla complementare ottica normativa, la crisi è provocata invece dal mancato rispetto delle regole più elementari, dalla consumazione del territorio, dallo sperpero delle risorse e dall'erosione profonda delle basi etiche della convivenza.
I mali dell'Italia, elencati e analiticamente esaminati, sono sotto gli occhi di tutti. I danni sono stati fatti e il recupero di un futuro migliore sarà pertanto estremamente arduo, sebbene non impossibile. Donolo è consapevole delle immani difficoltà che si incontrano nel trovare vie d'uscita da una situazione compromessa a causa di un sistema politico sfilacciato e di una società che hanno, insieme, dilapidato sia i beni collettivi (ambiente, patrimonio culturale e civile), sia i beni pubblici (certezza del diritto e sicurezza).
Tra gli ostacoli al risanamento della situazione italiana, viene segnalata la presenza di «soggetti incapacitati», vale a dire privi di quelle capabilities, indicate da Amartya Sen, che consistono, in questo caso, nell'apprendere a procurarsi un numero maggiore di alternative mediante l'accrescimento delle conoscenze, delle informazioni e del saper fare.
Il cambiamento dovrebbe incanalarsi in «spazi del possibile» grazie alla formazione di una cittadinanza attiva e all'entrata a pieno titolo dell'Italia nella contemporaneità: «La mossa strategica è quella di puntare su una rapida e concentrata transizione verso una "società della conoscenza", fondata su grandi investimenti in innovazione scientifica e tecnologica, sulla diffusione dei saperi e delle competenze tecniche, ma anche dell'informazione per le scelte collettive e, in generale, sulla crescita molto marcata dei livelli di scolarizzazione della popolazione».
Questa società della conoscenza non può esistere senza un'ampia piattaforma sociale di «diffuse e solide capacitazioni di massa», senza agganciarsi alla parallela transizione ecologica (mettendo in questione l'uso delle fonti energetiche, delle materie prime e del territorio e vagliando la sostenibilità dei processi di trasformazione) e senza la netta presa di coscienza del fatto che «la democrazia del futuro sarà certamente molto diversa da quella attuale: più telematica, più partecipata e deliberativa, con un ruolo molto più grande per i saperi, le competenze e le conoscenze nelle politiche».
Se i nostri concittadini riusciranno ad aggregare quelle forze disperse e latenti che esistono nella società e nello Stato (un patrimonio "sperduto" di intelligenze, di competenze e di energie morali), l'Italia potrà tenere il passo, nel contesto globale, con i Paesi più avanzati e non scivolare sulla china di un declino annunciato.
Questi dati e queste previsioni vengono da chi, come Donolo, è abituato a studiarli come docente di Sistemi sociali complessi alla facoltà di Scienze statistiche dell'Università di Roma «La sapienza». Speriamo quindi, davvero, che "noi ce la facciamo"...
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Carlo Donolo, Italia sperduta. La sindrome del declino e le chiavi per uscirne, Roma, Donzelli, pagg. 176,
€ 18,00

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