Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2011 alle ore 12:09.

My24
Audrey HepburnAudrey Hepburn

"Ecco la nostra Gigi. Smettiamo di cercare", aveva detto Colette, l'autrice di Gigi, affascinata dall'eloquio e dalla gestualità di quella sconosciuta ragazza inglese incrociata nella hall di un grande albergo. Prima di recitare in quel film, storia dell'educazione sentimentale di un'adolescente, Audrey Hepburn, faceva la ballerina e non aveva mai recitato.

Cinquanta chili su un metro e settanta di statura, Audrey non era sicura del suo fisico. Si trovava troppo emaciata, le sembrava che il suo inimitabile naso avesse una gobba e che i piedi, sui quali sembrava sempre sul punto di prendere il volo, fossero troppo lunghi. Ma aveva recisamente respinto il suggerimento della Paramount di adottare un reggiseno imbottito.

Aveva pochi abiti e ancora meno gioielli, anche se le piacevano i portagioie, specie quelli di Tiffany. Vestiva in modo essenziale, giocando sui bianchi e sui neri. Niente di meno divistico della sua eleganza fatta di sottrazioni, di cancellature piuttosto che di ostentazioni. "Era molto ordinata, amava la seta, il lino, le scarpe basse, i dolcevita neri. Odiava le pellicce, si lavava i capelli in casa" e si divertiva a farseli tagliare dai figli, ricorda Mel Hepburn Ferrer, figlio dell'attrice e autore dell'affettuosa biografia di una delle attrice più eleganti, divertenti e raffinate del cinema.

Quell'eterna ragazza, sottile forse per effetto delle privazioni patite durante la guerra, aveva creato un nuovo tipo, lontano dalle curve dell'altra star cara agli italiani di quegli anni, Anita Ekberg. Gli uomini, si diceva, vorrebbero sposare Audrey e andare a letto con Anita. Un parallelo analogo a quello ben noto agli americani tra Jacqueline Kennedy e Marilyn Monroe.

Su di lei tacevano persino le specialiste del pettegolezzo. "Non si possono dire malignità su di un angelo", ammetteva la perfida gossipologa di Hollywood, Edda Hopper.

Audrey non avrebbe mai dimenticato Roma e avrebbe sempre ricordato le gita in Vespa con Gregory Peck, durante Vacanze romane, come uno dei momenti più piacevoli di quel periodo. Allora abitava in una villa vicina ad Albano. Quella dimora isolata, di otto stanze raggiungibile solo tramite una strada non asfaltata, era circondata da un parco dotato di piscina. All'interno tutto era chiaro, dai divani bianchi ai tavoli in legno naturale fino ai fiori bianchi dei ciliegi in giardino: un esercizio di semplicità e di distinzione. Lì aveva ospitato Gregory Peck mentre giravano il film, in cui molti videro un ritratto segreto dell'attrice. Quanto a lei spiegava ai giornalisti, dispiaciuti per la sua rigorosa tutela della privacy: "La principessa ha trovato il suo principe, che le sarà accanto per sempre nelle sue lunghe vacanze romane." Il suo principe era Mel Ferrer, con cui avrebbe formato per quindici anni una deliziosa coppia.

La capitale conservava per lei un significato che trascendeva la sua bellezza. "Sono tornata al punto di partenza. E il cerchio della mia vita ora si è completato. Roma per me ha significato il principio, il vero principio di tutto". Il figlio Sean infatti aveva imparato l'italiano ben prima dell'inglese.

I punti di forza della Hepburn - scarpe basse e pantaloni neri – continuavano a farla un'adolescente. Ma le piaceva frequentare l'atelier di Gattinoni, in viale Toscana, o quello delle Sorelle Fontana, in Piazza di Spagna, vicino alla Fontana di Trevi e a Via Margutta, scenari di "Vacanze romane", in cui indossa i guanti di un rinomato guantaio romano, Merola. Dalle Sorelle Fontana dimenticò, si racconta, di ritirare l'abito da sposa scelto per unirsi a un aristocratico inglese cui aveva preferito Mel Ferrer per un matrimonio destino a durare fino al 1968.
Ma la mostra dell'Ara Pacis, un affascinante cocktail di immagini inedite e di abiti, preferisce svelare, spiega il figlio, Luca Dotti, "un aspetto vero della personalità mia madre, che non è quello in cui il pubblico la identifica, ovvero il personaggio sofisticato del film che l'ha resa un'icona di stile, in abito da sera nero, il bocchino, le perle e lo chignon. La vera Audrey è un'altra e io la voglio mostrare al pubblico, con le foto scattate all'improvviso a Roma, dietro ai back stage. Sono 300 scatti. Inoltre, saranno esposti gli abiti che mia madre amava indossare fuori scena, i cappotti, i tailleur".

"Mia madre", ricorda l'altro figlio Sean, "aveva un segreto: era triste". Era quello che dava al suo viso quell'aura struggente, quel guizzo di disperazione segreta e di coraggio, quelle invisibili lacrime inghiottite che rendevano irresistibile il sorriso di Audrey Hepburn.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi