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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2011 alle ore 22:05.

Cinque ragazzi nel giardino di un castello nella Francia profonda. Tutti in jeans e T-shirt. Ma c'è qualcosa che colpisce nell'immagine. Il secondo da sinistra ha un'aria familiare, ricorda l'ispettore Callaghan. Già, perché Kyle Eastwood – figlio del grande Clint e di Maggie Johnson, fratello maggiore della stilista e attrice Alison – sembra la decalcomania del padre negli anni Settanta: alto e segaligno, stessa camminata un po' indolente e stesse gambe lunghe e leggermente arcuate. «Songs from the Château» (pubblicato dall'etichetta Candid e in Italia distribuito da Egea) è il suo quinto album come solista, un disco in quintetto con i suoi fedeli compagni d'avventure: Martyn Kaine alla batteria, Graeme Blevins al sax, Graeme Flowers alla tromba e Andrew McCormack al pianoforte.
Dalle colonne sonore allo swing
Losangelino, 43 anni compiuti nel maggio scorso, Kyle è un eccellente musicista e leader di piccoli gruppi che compone, suona il contrabbasso e il basso elettrico. E il suo recente lavoro, che porta questo titolo perché è stato registrato all'interno dello Château Couronneau di Ligueux (un elegante maniero quattrocentesco sulla Dordogna, non distante da Bordeaux), raccoglie nove brani di jazz contemporaneo con passaggi funky e R & B, ritmicamente variegati e dall'atmosfera misteriosa, tanto che potrebbero essere il soundtrack di un film noir.
Non è strano. Infatti Eastwood jr. ha collaborato spesso e volentieri col babbo per colonne sonore de «Gli spietati», «Mystic River», «Million Dollar Baby», «Gran Torino» e altri capolavori. «Purtroppo l'ultima volta ho dovuto dirgli di no e mi è dispiaciuto», spiega riferendosi a J. Edgar, il biopic sulla vita di Edgar Hoover con Leonardo Di Caprio, che dovrebbe uscire a inizio novembre negli Stati Uniti e approdare sui nostri schermi nel gennaio prossimo. «Ma torneremo a lavorare insieme per il prossimo film, un remake di È nata una stella», promette.
L'importanza di chiamarsi Eastwood
Il giovane Eastwood non è affatto un enfant gâté. Ed è consapevole dei propri privilegi e dell'importanza del suo cognome. «Mio padre ha fatto sempre in modo che ascoltassi il jazz migliore e ogni anno mi portava al festival di Monterey. Il bello di essere figlio di Clint Eastwood è che ti permettono di entrare nei backstage: e lui mi ha fatto conoscere Sarah Vaughan, Miles Davis e altri grandi», racconta.
Da sempre innamorato dell'Europa, da qualche tempo Kyle ha lasciato New York per Parigi, dove vive con la figlia: «Qui mi trovo bene: c'è uno stile di vita che apprezzo di più e soprattutto meno frenesia e ottimi musicisti».
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