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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2011 alle ore 16:57.

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(Corbis)(Corbis)

I «Meridiani» – la collana fondata da Vittorio Sereni nel 1969 che ospita oggi quasi 400 titoli – hanno testimoniato fin dal loro apparire una grande attenzione alla contemporaneità letteraria italiana e straniera, e accostato, alternandoli sapientemente, titoli e autori della più pura classicità (Kafka e Goethe, pubblicati rispettivamente nel 1969 e nel 1970) a scrittori e poeti viventi di sicuro rilievo, sui quali tuttavia poteva essere ancora in corso un vivace dibattito critico: Ungaretti e Pound furono anch'essi pubblicati nel 1969 e nel 1970, e anzi Ungaretti inaugurò la collezione, che Sereni voleva rivolta «tanto allo studioso quanto al più vasto pubblico di chi ama le grandi letture».

Di altri autori viventi al momento della pubblicazione del "loro" Meridiano, mi basti fare qualche esempio: da Moretti alla Ginzburg, da Borges a García Márquez, da Lalla Romano a Bertolucci, da Luzi a Zanzotto, da Meneghello a Rigoni Stern, da Arbasino a Bonnefoy. E nell'orgoglio di aver offerto edizioni di assoluto riferimento, sotto il profilo critico e filologico, di classici indiscussi della letteratura universale (dai Poeti della Scuola Siciliana a Dante e Petrarca, da Hölderlin a Svevo, da Kleist a Mann, da Calvino a Montale a Pasolini), non ci sembra affatto decisione improvvida – né certo scandalosa – quella di lavorare, come stiamo facendo, a un prossimo Meridiano dedicato a Seamus Heaney, uno dei massimi poeti viventi. Fin qui la continuità di una collana storica di Mondadori che, per citare ancora Sereni, è nata con l'intento di fornire «un panorama di classici sempre contemporanei».

In cosa consiste invece l'innovazione, l'attività di ricerca e di proposta alla quale non può certo sottrarsi un grande editore che nell'ampliarsi e nel mutare degli orizzonti culturali e nelle profonde trasformazioni del mercato ravvisi uno stimolo e un incentivo a perseguire nuovi obiettivi, o addirittura ad azzardare rischiose scommesse? La nostra innovazione (sono alla guida della collana dal 1996) è consistita innanzitutto in un ritmo più sostenuto di pubblicazioni (più di dieci volumi all'anno); in una offerta più generosa e ampia di testi dedicati a ogni singolo autore, del quale vogliamo restituire un profilo il più possibile preciso e completo; nella estrema cura dedicata alle traduzioni; nel notevole arricchimento, critico e filologico, di tutti gli apparati di curatela e, in particolare, nella espansione delle cronologie che spesso si sono trasformate in inedite biografie. Ma la necessità di rinnovare l'articolazione interna della collana, in modo da rendere la nostra offerta più variegata e rispondente al gusto e ai bisogni di conoscenza dei lettori di oggi, ci ha suggerito un passo ulteriore, ossia l'innesto di filoni nuovi.

Oltre a quello, del tutto originale, dei «Classici dello spirito» (attento alla crescente esigenza di approfondimento dei temi religiosi e spirituali), uno spazio maggiore è stato concesso ai saggisti italiani del Novecento (da Praz a Debenedetti, da Bobbio a Citati); si è deciso inoltre di accogliere nel canone, e dunque di studiarli per la prima volta come scrittori degni di un'indagine letteraria e biografica accurata, i più celebrati e incisivi autori americani di genere (Raymond Chandler e Dashiell Hammett) e altri scrittori di valore notevolissimo, amati dal grande pubblico come autori di alto intrattenimento, i cui libri più celebri hanno ispirato il miglior cinema del Novecento: tra gli italiani, Bassani, Cassola, Chiara, Bevilacqua, Soldati, Camilleri e, tra gli stranieri, Fante, Kerouac, Capote e Carver. Tutti autori, questi, che hanno contribuito a offrire della nostra collana una immagine più fresca, moderna e sorprendente, e dunque ad avvicinare nuovi lettori. E nuovi lettori, ma anche critici e studiosi importanti, hanno accolto con favore e interesse il filone dedicato al giornalismo e alla letteratura di viaggio: i due Meridiani di tutte le opere di Tiziano Terzani fanno seguito, oggi, ai quattro grandi volumi approntati da Franco Contorbia sul giornalismo italiano dal 1860 al 2001, alla antologia di Luca Clerici sugli scrittori italiani di viaggio dal 1700 al 2000, alle opere di Fosco Maraini e a quelle di Ryszard Kapuscinski. Ed è nostra speranza che la creativa saldatura tra continuità e innovazione valga a far sì che tutti i nostri classici siano davvero, come ci ha insegnato il grande Giuseppe Pontiggia, «i contemporanei del futuro».

Quale autore italiano vivente (o del recentissimo passato: diciamo gli ultimi 40 anni) vorreste che finisse nella prestigiosa collana dei Meridiani? E chi, invece, secondo voi dovrebbe esserne espulso? Commenta qui

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