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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2011 alle ore 08:15.

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Nel 2010, in occasione del centenario di Caravaggio, l'Archivio di Stato di Roma lanciò un drammatico appello: occorrevano urgentemente fondi per mettere in salvo le carte d'archivio di Caravaggio minate dall'azione corrosiva degli inchiostri. Una gara di solidarietà tra istituzioni, aziende e privati cittadini permise all'Archivio romano di disporre, in meno di due mesi, dei fondi necessari per restaurare le carte caravaggesche in pericolo. Eugenio Lo Sardo, il direttore dell'Archivio di Stato, ha tratto da quella esperienza un consolante convincimento: che i tesori cartacei racchiusi negli archivi siano in grado di suscitare il più vivo interesse della collettività. Ed è probabilmente per questo che ora Lo Sardo ha deciso di tornare alla carica con un nuovo progetto. Anche questa volta la posta in gioco è altissima: parliamo dei documenti di Michelangelo Buonarroti.
Professor Lo Sardo, non mi dirà che anche i documenti di Michelangelo conservati nel suo archivio stanno andando a pezzi?
«No, per fortuna. Michelangelo Buonarroti è vissuto gran parte della sua vita a Roma e i documenti che noi conserviamo vanno dal 1496 al 1564. Tali documenti non presentano problemi di conservazione gravi: gli inchiostri usati non corrodono i fogli e i danni presenti sono solo legati alla vecchiaia delle carte e dei fascicoli. Si tratta dunque di materiali stabili che non si stanno disfacendo come poteva accadere con le carte di Caravaggio».
E allora, di che cosa hanno bisogno i documenti di Michelangelo?
«Hanno bisogno di esser pubblicati. Lei non ci crederà, ma molti dei documenti che noi conserviamo, pur noti e citati nella letteratura artistica, non sono mai stati trascritti, e talvolta gli storici dell'arte, anche i più autorevoli, li hanno menzionati in modo incompleto, e talvolta errato. Credo che sia giunto il momento di impostare l'impresa di una grande edizione critica dei documenti di Michelangelo, leggendoli, trascrivendoli e contestualizzandoli tutti».
Scusi, ma chi è quel matto di editore che oggi potrebbe sobbarcarsi un'edizione del genere?
«In realtà, noi non pensiamo affatto a una edizione tradizionale cartacea, bensì a un'edizione on line. Per diversi motivi. Il primo è che con questa modalità editoriale sarà possibile pubblicare tutti i nostri documenti - che si riferiscono agli atti pubblici di Michelangelo - ma potrebbero essere coinvolti nell'impresa anche Casa Buonarroti di Firenze, dove sono custodite le carte private dell'artista, e il Vaticano, che conserva quelli riguardanti le grandi imprese artistiche nella basilica e nei palazzi apostolici. Casa Buonarroti si è già detta disponibile con molto entusiasmo a partecipare all'impresa; e anche i contatti con il Vaticano lasciano intravvedere un esito positivo. In secondo luogo, l'edizione on line ci permetterà di disporre di un supporto flessibile, e quindi sempre aggiornabile. Terzo, avremo la possibilità di approfondire aspetti impensabili in un'edizione a stampa. Ad esempio, le figure dei protettori, dei committenti, dei colleghi, degli amici e dei nemici di Michelangelo che dalle carte notarili, dai contratti, dalle testimonianze emergono prepotentemente, e di cui spesso la storia dell'arte ha sottovalutato l'importanza.
Chi farà questo lavoro? Quanto tempo ci vorrà? E quanto potrebbe costare?
«Il lavoro potremo farlo noi. Anzi, lo abbiamo già cominciato, avviando la lettura sistematica dei nostri documenti partendo dai più antichi, risalenti al 1496, e procedendo in senso cronologico. La dottoressa Maria Antonietta Quesada è la responsabile del progetto e a lei sono affiancati, per ora, cinque colleghi. Noi possediamo centinaia e centinaia di documenti michelangioleschi, dunque è prevedibile che, con queste sole forze a disposizione, sarà necessario un decennio per completare tutto il lavoro. Sui costi di pubblicazione non so essere troppo preciso, ma so che per un progetto analogo su Athanasius Kircher si sono spesi circa 5 milioni di euro. Qui, però – mi permetta di sottolineare – stiamo parlando di Michelangelo Buonarroti, un genio universale, un patrimonio comune dell'intera umanità».
Professor Lo Sardo, secondo lei chi potrebbe essere interessato a diventare l'editore on line di tutti i documenti di Michelangelo?
«Io penso a realtà come Google, vale a dire a grandissime imprese del settore che possano essere interessate ad associare il loro nome a quello di Michelangelo Buonarroti».
E che cosa pubblicherebbero?
«Intanto molte novità. Già dalle prime ricognizioni della dottoressa Quesada stanno emergendo precisazioni e notizie importanti, ad esempio su Jacopo Galli, banchiere, protettore del giovane Michelangelo a Roma e garante della Pietà vaticana. Ma in questa edizione on line, compariranno, per quel che riguarda i nostri fondi, moltissimi documenti sulla Cappella Sistina e sulla Cappella Paolina, sino a giungere al commovente inventario degli oggetti che si trovavano nella casa romana di Michelangelo al momento della morte. Capisce di che stiamo parlando?».
Capisco. Editori on line fatevi sotto.
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