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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2011 alle ore 23:07.

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Il Presidente della Fondazione Cinema per Roma Gian Luigi Rondi. (LaPresse)Il Presidente della Fondazione Cinema per Roma Gian Luigi Rondi. (LaPresse)

"E' un festival con il dna della festa al suo interno. Noi abbiamo un pubblico attento e popolare, non siamo un'isola, siamo altra cosa rispetto a Venezia o Cannes. Chi ci mette in competizione tira su una falsa querelle". Chiarissima Piera Detassis, direttrice di Roma che con grinta mette per l'ennesima volta un punto sulle polemiche sulla rassegna capitolina. "E' un evento metropolitano, come Toronto, e lì nessuno si chiede se è più festival o festa- sottolinea Mario Sesti direttore della sezione Extra/L'altro cinema, da anni la vetrina più originale e vivace del Festival Internazionale del Film di Roma-, è proprio questa la forma moderna di questo tipo di iniziative".

E, ciliegina sulla torta, ecco Gianni Alemanno, sindaco di Roma, forse rinfrancato per il +4,9% nei consensi personali, a lanciare la bomba. "Non permetteremo a nessun ministro di rompere le scatole al Festival del Cinema di Roma- riferendosi, ovviamente, al numero 1 del MiBac Giancarlo Galan-, peraltro dal ministero ci arrivano quattro soldi di cui possiamo tranquillamente fare a meno". E con queste risposte decise a polemiche passate e presenti, quasi rimane in secondo piano un programma che appare buono, pur se con l'atavico difetto di non avere prime visioni vere, se non per quanto riguarda il cinema italiano.

E così salta subito all'occhio il poker tricolore di film in concorso: un grande nome come Pupi Avati porta Il cuore grande delle ragazze, con Micaela Ramazzotti e Cesare Cremonini, mentre la superindipendente Marina Spada propone Il mio domani con Claudia Gerini. A loro si affiancano due esordienti: Ivan Cotroneo porta La kryptonite nella borsa con il supercast formato da Golino, Capotondi, Zingaretti, De Rienzo e Gifuni, mentre Pippo Mezzapesa, già ottimo documentarista, si presenta con Il paese delle spose infelici. Fuori concorso altri due "maestri": l'opera americana di Roberto Faenza, Un giorno questo dolore ti sarà utile, e L'industriale di Giuliano Montaldo, con Favino e Crescentini. Un film che peraltro si scaglia contro l'attuale sistema economico e bancario, così come Too big to fail (fuori concorso, anch'esso) di Curtis Hanson e Une vie meilleure di Cédric Kahn.

Scelte coraggiose se si pensa che il main sponsor del festival è BNL. Parterre de roi anche fuori dalle scelte "italiane": da The eye of the storm di Fred Schepisi che mette insieme Geoffrey Rush e Charlotte Rampling a La Femme du cinquième che vede protagonisti Ethan Hawke e Kristin Scott-Thomas. Babycall riporta sul grande schermo Noomi Rapace, The Lady di Luc Besson, che aprirà il festival dopo esser passato a Busan, mette Michelle Yeoh nei panni dell'attivista Aung San Suu Kyi. E insieme a questo c'è la pista della commedia: dal ritorno di Stephan Elliott con A few best men a Mon pire cauchemar di Anne Fontaine, passando per Hotel Lux di Haussman, una risata potrebbe portare una ventata di novità sulla sesta edizione della rassegna romana.

Di sicuro lo farà, come sempre, la sezione Extra. Tre premi Oscar nel concorso dei documentari internazionali, una masterclass di Michael Mann, i duetti Penelope Cruz-Sergio Castellitto, Sergio Rubini- Riccardo Scamarcio (protagonista, anche, di un documentario teatrale) e Vinicio Marchioni-Valeria Solarino, gli eventi speciali dedicati al dramma di Stefano Cucchi, con il film 148 Stefano, I mostri dell'inerzia e 11 metri di Francesco Del Grosso sul calciatore morto suicida Agostino Di Bartolomei, che potrebbe coinvolgere, in una serata speciale, anche i giocatori della Roma del passato e del presente.
Ed è solo la punta dell'iceberg di un programma che vede anche Sabina Guzzanti con un documentario su Franca Valeri e tante chicche che, come negli anni scorsi, si faranno largo nel festival e anche fuori, visto che oltre all'attenzione di Feltrinelli Real Cinema (veramente notevoli i dati di vendita dei dvd che hanno diffuso alcuni dei titoli scelti da Sesti e il suo team negli anni passati), ora ci sarà anche Distribuzione Indipendente che con un premio darà a una delle opere selezionate la possibilità di andare nelle sale. Vale la pena buttare un occhio anche ad Alice nella città.

Le avventure di Tintin: il segreto dell'unicorno di Steven Spielberg sarà programmato poche ore prima della diffusione nei cinema, ma tanti titoli, in collaborazione con le altre sezioni e non, sono seminati in tutto il festival. Noi ci permettiamo di consigliarvi Hasta la vista, commedia on the road sulla perdita della verginità di tre ragazzi paraplegici.
Mai ammiccante o patetico, divertentissimo e arguto, già passato a Montreal. Si chiude con il Focus e il mercato. Il primo riguarda il cinema e l'arte britannica, con incontri importanti, il secondo, diretto da Roberto Cicutto, è uno dei settori più in salute della rassegna, in costante crescita e come sempre, quest'anno, avrà momenti di riflessione sul presente- come il convegno "Banche, imprese e cinema"- e sul futuro, come New Cinema Network, piattaforma di discussione e crescita di progetti cinematografici (da qui è partita la splendida avventura di Io sono Li di Andrea Segre). Un festival di Roma, questo, che conta 131 titoli e forse, anche qualcuno di troppo: sfugge ancora il senso di operazioni come Hugo Cabret di Scorsese o l'ultimo Twilight. Un quarto d'ora per uno, un mero spazio promozionale non degno di un festival, o di una festa.

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