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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2011 alle ore 18:53.

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Giallo è il colore della lentezza e non vediamo molti veri gialli in tv perché abbiamo fretta. Per esempio, Poirot su Rete 4 o L'ispettore Barnaby su La7 sono di una lentezza disarmante. Durano più di un'ora: roba coraggiosissima per i tempi stretti moderni. Non hanno un protagonista buono e uno cattivo. Non fanno l'equazione tra povertà e crimine. Non inseguono a cento allora narcos nei sobborghi di Chicago, ma ricamano la lunga scoperta del colpevole nelle dolci campagne britanniche.

Hanno uno stile pacato che non si addice alla caccia al male ma alla calma del bene. Hanno un pubblico di appassionati fedeli. Le pistole non si vedono. Scena dopo scena, è l'attesa che crea la suspence, non la velocità che induce l'ansia. Il giallo è un mistero intellettuale da risolvere come una formula matematica da scoprire o un sonetto da comporre. L'eleganza di Poirot può anche avere qualcosa di sfigato ma è dannatamente matura. In più Poirot (David Suchet) rispetto a Barnaby (John Nettles) si concede un po' di sana grandeur. Barnaby invece non compare quasi, non parla quasi, ovviamente poi è lui a risolvere il tutto e a vincere, ma trascorrendo una perfetta vita da mediano. Entrambi aprono mille porte, a ogni inquadratura tu pensi che il colpevole sia sempre uno diverso, è l'opposto della tecnica narrativa del compianto Tenente Colombo. Ma le porte aperte non creano ansia da prestazione, al limite un po' di caos nella memoria. Questi fili tirati, lasciati come dimenticati su una poltrona antica, piano piano vengono o legati tra loro o raggomitolati: quel colpevole diventa innocente, l'alibi trova conferma, il documento viene trovato, e piano piano, come in un libro di Cormac McCarthy, tutto va al suo posto giusto.

Poirot si regala l'apoteosi della scena madre finale con tutti i protagonisti presenti e il colpevole costretto a firmare la puntata con l'ultimo sguardo. A Barnaby basta risolvere il caso. Nella loro morbida vittoria c'è un messaggio di forza e l'ipotesi di un'immaginaria grande amicizia.

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