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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2011 alle ore 19:45.

Un'analisi degli scambi e dei prezzi dei protagonisti dell'Arte Povera, il movimento artistico italiano del secondo '900 più riconosciuto e apprezzato all'estero ‐ e che in quarant'anni si è mediamente rivalutato del 300% ‐ conferma la regola d'oro del mercato dell'arte e cioè che il consolidamento arriva dopo una trentina d'anni dall'esordio e soltanto se intorno agli artisti (di per sé innovativi), si crea la felice congiunzione di un critico intelligente e di galleristi coraggiosi e lungimiranti.
Infatti il movimento si impose subito all'attenzione del mondo grazie al dialogo tra gallerie, che diede avvio alla circolazione dell'Arte Povera in Francia, Germania e Stati Uniti. In particolare furono Gian Enzo Sperone e Ileana Sonnabend (che nel 1968 acquista Scultura che mangia di Giovanni Anselmo) a presentare a New York i loro lavori, mentre negli stessi anni Vietnam di Pistoletto (1965), entrava nella collezione Menil di Houston.
Oggi gli undici campioni della nazionale dell'Arte Povera, ormai tale solo di nome, sono scambiati a suon di milioni alle aste internazionali: Alighiero Boetti (1940-1994), con il record di 2.214.600 euro per una grande Mappa (1989) ricamata ad arazzo, aggiudicata da Christie's Londra il 30 giugno 2010, è il più costoso e venduto del gruppo, seguito a ruota dal barese Pino Pascali (1935-1968) con 2,2 milioni euro per l'installazione Cannone semovente (1965), battuto da Christie's Londra nel 2003. I valori massimi raggiunti da Mario Merz (1925-2003), Luciano Fabro (1936-2007) e Jannis Kounellis (1936) si aggirano tra 700mila e 1 milione, mentre il 13 ottobre da Sotheby's Londra Michelangelo Pistoletto (1933) ha raggiunto 609.540 euro con Muro (1967), una tecnica mista su acciaio inox.
In galleria si trovano più facilmente che in asta i lavori di due 'poveristi' ancora sottostimati: Giovanni Anselmo, in vendita per 80mila - 250mila euro a opera da Tucci Russo di Torre Pellice e Pier Paolo Calzolari (record d'asta di 169mila euro nel 2006 per un'installazione con sedia e neon blu del 1970), recentemente preso in carico da un operatore statunitense e in mostra fino al 30 ottobre a Cà Pesaro di Venezia. E se molte opere del gruppo si possono trovare da Gianfranco Benedetti della Galleria Christian Stein, da Salvatore + Caroline Ala e da Renato Cardi, attivi a Milano, c'è ancora molto da fare per sostenere in asta le quotazioni di Zorio, che sul secondo mercato non supera i 206.000 euro (top price messo a segno nell'ottobre 2010 da Christie's Londra con Stella per purificare le parole del 1978).
Gli autori più costosi (Boetti, Pascali, Merz) sono anche quelli che hanno smesso di produrre lavori nuovi perché passati a miglior vita, mentre c'è molto mercato per le opere di Pistoletto, Kounellis e Giulio Paolini (1940), autori dalla produzione ampia e diversificata, con lavori seriali, su carta o specchio, stimati da qualche migliaia a qualche centinaia di migliaia di euro. In rialzo i prezzi di Giuseppe Penone (1947) dopo la sua partecipazione alla Biennale di Venezia (2007): il 13 ottobre da Sotheby's Londra ha superato se stesso con 303.180euro per Albero di 5 metri, in legno del 1978.
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