Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 ottobre 2011 alle ore 08:16.

My24

Scritto pochi mesi fa, il libro di Giampiero Cantoni (ex banchiere, imprenditore, senatore del centrodestra e presidente della Commissione Difesa, presidente della Fondazione Fiera Milano) risente del clima di cauto ottimismo che soffiava fino alla drammatica esplosione della crisi dei debiti sovrani, che ha trovato l'Italia sguarnita e in prima linea. Ma molte osservazioni di fondo dell'autore non perdono di attualità al cambiare del vento, a partire da quella iniziale che dà il la alla riflessione, ispirata dal 150º anniversario dell'Unità nazionale. Il Paese, osserva Cantoni, nacque segnato da un peccato di origine che ne ha condizionato fino ai giorni nostri lo sviluppo economico, ossia il prevalere delle spinte protezioniste su quelle liberiste e dunque l'affermarsi di un intreccio fra politica e industria, anzi grande industria e sistema finanziario. La precisazione non è di poco conto, perché Cantoni insiste molto sulla divaricazione tra questo blocco statal-corporativo e la miriade dispersa di imprese medie e piccole che hanno reso l'Italia la quintessenza del Paese "dell'impresa".
Proprio per la sua assoluta peculiarità, il nostro Paese, perciò, deve trovare una strada alla modernizzazione che non sia pedissequa imitazione di modelli stranieri, imboccare «con decisione la strada del merito e della concorrenza», vincere «l'eterna tentazione di rientrare nella spirale della spesa pubblica e del debito». E proprio questa avvertenza, sulla quale l'autore torna a insistere per tutto il libro, dimostra l'attualità e la vitalità dell'analisi che i fatti di queste settimane stanno confermando drammaticamente.
A questo sistema vitale di imprese molecolari Cantoni offre una ricetta dichiaratamente ispirata più a Einaudi che a Keynes, indicando tre priorità per fare ripartire la crescita: una riforma istituzionale che renda il Paese più governabile; una riforma fiscale che valorizzi premesse e promesse del federalismo, al quale Cantoni crede molto; e la riforma della giustizia.
Una domanda sorge spontanea al termine della lettura del libro: se la maggioranza, nei confronti della quale Cantoni manifesta sempre lealtà e fiducia, sia ormai in grado di adempiere a sfide così impegnative. Lo stesso Cantoni sa che il prezzo da pagare sarebbe quello di «sacrificare gli interessi dei piccoli gruppi di pressione e delle varie correnti che rendono meno fluida l'azione di governo». Il linguaggio è cauto, ma la diagnosi esatta, e impietosa.
Il fallimento dell'ultimo berlusconismo sta proprio nell'aver tradito quel blocco sociale che di Berlusconi, secondo l'autore, avrebbe finora apprezzato la «credibilità del fare», e che «cerca uno sbocco politico». Sarebbe interessante perciò che nei prossimi mesi l'autore aggiornasse la sua opera, affrontando proprio il tema della risposta politica che il centrodestra sarà in grado di assicurare a quel blocco sociale, tenendo conto anche dei fallimenti del passato. Nel libro, per esempio, Cantoni spende parole di stima per la Lega e per la «perizia e determinazione» con la quale il ministro Calderoli sta compiendo l'opera affidatagli di «semplificazione normativa». Peccato che di questa semplificazione nessuno, tanto meno le imprese, si sia accorto; e che proprio la Lega rimanga il partito più rigidamente statalista dell'intero arco parlamentare (in assenza dell'estrema sinistra).
Il valore del libro di Cantoni, dunque, sta proprio nella prospettiva per il futuro nella quale si colloca e nell'ambizione di delineare una nuova agenda per il centrodestra. Ed è su questa agenda, con o senza Berlusconi, che esso si giocherà il proprio futuro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giampiero Cantoni, Sviluppo e stabilità. Diagnosi e proposte tra Europa
e globalizzazione nel 150º anniversario dell'Unità d'Italia, Spirali, Milano,
pagg. 198, € 25,00

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi