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Questo articolo è stato pubblicato il 16 ottobre 2011 alle ore 08:15.

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«Un penny per i tuoi pensieri», diceva Jeanne Moreau nel film Querelle. È possibile guardare nella mente di qualcuno e sapere cosa stia pensando? In uno studio appena pubblicato su «Current Biology», un gruppo della University of California Berkeley ha mostrato che è possibile ricostruire, a partire da registrazioni dell'attività cerebrale, quello che una persona sta vedendo. «Utilizzando sofisticate tecniche computazionali, stiamo creando un vocabolario che ci consenta di tradurre immagini in attività cerebrale e viceversa», spiega Jack Gallant, coautore del lavoro. Il gruppo ha osservato le attivazioni neurali di tre volontari sotto risonanza magnetica funzionale mentre guardavano brevi estratti di alcuni filmati. Queste attivazioni sono state mandate a un computer che, utilizzando opportuni algoritmi, ha "imparato" la corrispondenza fra determinate immagini, come la presenza di un volto, e la risposta cerebrale. Così, quando successivamente i tre volontari hanno guardato dei nuovi filmati, il computer ha potuto ricostruire ciò che vedevano a partire dalla sola attività cerebrale.
Questa nuova tecnologia apre le porte a una migliore comprensione di come il cervello riesca a trasformare un mondo esterno, dinamico e ricco di informazione, in rappresentazioni interne. Lascia inoltre intravedere potenziali applicazioni in campo clinico, soprattutto nell'ambito di pazienti con gravi lesioni cerebrali. Una delle più grandi sfide di fronte a pazienti di questo tipo è poter valutare quanta attività cerebrale sia ancora intatta, e se questa attività sia sufficiente a dar luogo a uno stato di coscienza. Questa tecnologia potrebbe in futuro consentirci di stabilire, almeno per quanto riguarda le immagini visive, il livello di funzione cerebrale di pazienti paralizzati, non coscienti o con altre patologie che impediscono loro di esprimersi. Ma quello che questa tecnologia non ci consente di sapere è se a questa attività cerebrale corrisponda uno stato di coscienza fenomenologica, cioè la presa di coscienza di un'immagine e le sensazioni che vi si accompagnano.
È arrivato il momento in cui i nostri pensieri non saranno più privati e potranno esserci estratti contro la nostra volontà? Certamente no. Per adesso i nostri pensieri continueranno a costare un penny solo su uno schermo hollywoodiano. Per la scienza di oggi cercare di leggere la mente umana è un po' come cercare di leggere un libro di cui conosciamo a mala pena la lingua con un paio di occhiali sfuocati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Shinji Nishimoto, An T. Vu, Thomas Naselaris, Yuval Benjamini, Bin Yu, Jack L. Gallant, «Reconstructing Visual Experiences from Brain Activity Evoked by Natural Movies», Current Biology, 22 September 2011

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