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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2011 alle ore 16:50.

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Gentile Prof. Giunta, potrei riassumere in due domande retoriche il suo articolo: ma non basta una buona istruzione secondaria a dare ai "giovani" competenze adeguate alla cultura "umanistica" del nostro tempo? Perché non mettere a numero chiuso (basso) le facoltà di Lettere e filosofia? Solo un aristocratico umanista potrebbe proporre di diminuire gli iscritti alle Facoltà (ora "scuole") umanistiche. Ma perché? Magari per avere pochi studenti bravi e ben motivati che diverranno i docenti dei futuro (lontano probabilmente). Ma sotto sotto c'è un altro grosso problema che motiva queste domande: di solito gli "umanisti" in Italia studiano quasi esclusivamente materie "umanistiche" come gli ingegneri quasi esclusivamente materie "ingegneristiche". Oggi negli Stati Uniti (e non solo) un ingegnere può dedicare parte del suo studio all'arte o alla letteratura o alla filosofia con il metodo del "major" e "minor". Non in Italia dove nelle facoltà scientifiche vale lo stesso principio da lei giustamente criticato per le facoltà umanistiche: si organizzano corsi per moltiplicare i posti dei docenti.

Una soluzione potrebbe essere quella di permettere una maggior libertà di scelta da parte degli studenti sulle materie da studiare: un ambito principale e uno secondario come negli States. Ma sarebbe una rivoluzione troppo grossa per il nostro sistema già oberato da quella che, imitando beffardamente il nome di una vecchia corrente sessantottina, si potrebbe chiamare "riforma continua". Non basterebbe che, abolito il valore legale del titolo di laurea, vi fossero buoni insegnamenti umanistici e scientifici collegati con gli ambienti più avanzati della ricerca? Qui la distinzione tra aspetti umanistici e scientifici tende a scomparire per lasciare lo spazio ai valori della qualità, dell'originalità e dell'innovatività. Forse si perderebbe l'idea – sottesa dall'articolo – di un'università come avviamento professionale. Ma per trovare una professione anche gli ingegneri dovranno fare corsi di aggiornamento nelle aziende! Quali tipi di lavori saranno più richiesti tra 5 anni? Sappiamo prevedere questo fino a un certo punto. Il problema forse non è il numero di laureati umanistici, ma il loro livello e capacità di adattamento all'uscita dall'università.

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