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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2011 alle ore 17:10.

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Gentile Giunta, immagino sia lei l'autore di "Ripensare l'umanesimo". Sono un docente di Italiano e Latino in un liceo della provincia barese. Ho giusto pochi anni più di lei. Ho apprezzato e condiviso l'analisi del suo discorso e da anni tento di dissuadere i miei studenti del quinto anno che annunciano con triste baldanza la loro convinta e futura (ahimè confermata) iscrizione a Lettere e Filosofia. Lo fanno pensando che l'approvazione da parte mia sia necessario viatico a quel salto nel buio che li aspetta? Dico più o meno le cose che racconta lei nell'articolo. Le ribadisco quando tornano a trovarmi dopo i primi esami coronati da immancabili trenta/trentesimi (quando aggiungono (sic) «ma le sue lezioni erano un'altra cosa»). E allora mi convinco cinicamente che non devo insegnare le mie discipline così bene e duramente come faccio (più d'uno tra studenti, genitori, e persino colleghi m'ha confessato di smetterla col propinare Canfora su Lucrezio o Auerbach di Mimesis, mah!).

Oppure di prendere altrettanto sadicamente a calci nel sedere proprio i più bravi e rovinare loro la media, rovinare e rovinarmi davanti a loro con un brutto Dante, un banalissimo Omero, un volgare Petrarca, ecc. Non l'ho fatto.

Non lo farò. Ma le cose stanno come dice lei e se solo rimetto il naso nella facoltà da cui sono uscito, persino con un dottorato, e m'inebrio della proliferazione di insegnamenti così insulsi, beh, mi dico che le cose stanno peggio di come crediamo di sapere.

Tuttavia, la densità di certe sue affermazioni mi lascia pensare che questo articolo sia solo, come scriveva l'altro giorno Magris su Hemingway, un ottavo dell'iceberg. E gli altri 7/8? È così? Vorrei poter conoscerne il resto. O mi dica dove cercare.

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TAG: Cultura

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