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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2011 alle ore 13:38.

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Gentile Giunta, io sono uno studente di Filologia e Letterature Moderne a Siena. Frequento il secondo anno, ho 22 anni e sto per finire il mio corso di studi. Scrivo ciò premettendo di essere parte in causa del suo articolo sul "Sole".

Per quel che può valere, sono d'accordo in parte col discorso che lei fa sulla necessità di introdurre un test selettivo nelle facoltà umanistiche e sulle "corporazioni" (strutture, docenti) che non ne intravedono un ritorno pratico. Ma le scrivo soprattutto in merito a queste sue parole: "E dato che le altre facoltà sono più difficili, o hanno dei test d'ingresso selettivi, bisogna che almeno le porte delle facoltà umanistiche restino spalancate."

Mi chiedo: si può essere più accondiscendenti verso una vulgata di così basso livello, che magari ritiene le materie in cui non eccelleva a scuola "più facili", solo per screditare la scelta di altri?

Quali sono gli argomenti che lei porterebbe a sostegno di una tale sciagurata tesi? Il latino magari non mi garantirà il lavoro che farò tra due anni, ma in base a quali studi scientifici si deve accettare che venga definito più semplice da studiare della matematica? Non le sembra che invece siano soltanto due materie che necessitano di metodi d'apprendimento diversi e stimolino capacità diverse?

Mai mi sarei aspettato di trovare simili argomenti in un articolo di uno studioso che ho letto e studiato, anche all'università. Perdoni la mia (forse) eccessiva irruenza, ma questo refrain dell' "è più facile" non l'ho mai digerito e penso mai lo farò, soprattutto per esperienza personale e a ragion veduta. Soprattutto dinanzi a simili argomentazioni.

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TAG: Cultura

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