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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2011 alle ore 10:57.

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Emily Dickinson, poesia 640
Non posso vivere con te -
sarebbe vita -
e la vita è di là -
dietro la mensola

ne ha la chiave il sagrestano -
che mette via
la nostra vita - sua porcellana -
come una tazzina -

scartata dalla massaia
perché antiquata - o rotta -
Un Sèvres nuovo piace -
il vecchio s'incrina -

Non potrei morire - con te -
perché uno deve aspettare
per chiudere lo sguardo dell'altro -
tu - non potresti -

e io - potrei io star lì
e vederti - gelare -
senza il mio diritto di brina -
il privilegio della Morte?

Nemmeno potrei risorgere - con te -
perché la tua faccia
spegnerebbe quella di Gesù -
la nuova grazia -

diverrebbe comune - e straniera
aimiei occhi nostalgici -
a meno che tu di lui
non brillassi più prossimo -

Ci giudicherebbero - come -
tu - servisti il cielo - sai,
o ci provasti -
io non ce l'ho fatta -

tu mi saturavi la vista -
e non avevo altri occhi
per un'eccellenza sordida
come il paradiso

E se tu fossi dannato, lo sarei anch'io -
suonasse pure il mio nome
più forte di tutti
nella fama celeste -

e se tu fossi - redento -
e io - condannata a essere
dove non sei tu -
quel mio essere - sarebbe un inferno -

Così dobbiamo incontrarci lontani -
Tu lì - io - qui -
con solo la porta accostata
che sono oceani - e preghiera -
e quel sostentamento bianco -
la disperazione -

Emily Elizabeth Dickinson: Amherst (Massachussetts), 10 dicembre 1830 – Amherst, 15 maggio 1886
Lella Costa: attrice, autrice

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