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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2011 alle ore 20:32.

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Sono stati usati molti aggettivi per Asterios Polyp, il nuovo libro a fumetti di David Mazzucchelli appena pubblicato da Coconino Fandango, e probabilmente quello più adatto è: ambizioso. L'autore osa dove hanno già osato, spesso fallendo, musicisti, cineasti, poeti: usare lo stile come strumento di rappresentazione di uno stato d'animo. Mazzucchelli mostra tutta la varietà del suo segno nello stesso contesto narrativo e, laddove altri cercano l'omogeneità, lui frammenta e mescola stili illustrativi e dominanti cromatiche. Asterios Polyp è un libro di trasparenze e sovrapposizioni annunciate sin dalla copertina. Asterios è un architetto arroccato dietro lo status di cattedratico dalla battuta caustica, algido e distante e Mazzucchelli usa la storia dell'architettura come metafora del carattere dei personaggi: dal tempio classico al razionalismo, dal postmodern alla new age. Quello di Mazzucchelli è un libro che ripropone una sorta di linea d'ombra conradiana, attraversata la quale il protagonista scende dal piedistallo a sporcarsi le mani sulla terra, sentire i sapori, avere dubbi, soffrire, rinascere. È un libro stratificato, un esperimento coraggioso e scomodo che corre il rischio di essere velleitario, ma prova a creare nuovi standard nella narrazione a fumetti.

Dopo il successo di Blankets, Craig Thompson torna in libreria con Habibi, sette anni di gestazione, 670 pagine racchiuse in una lussuosa copertina da Rizzoli Lizard. Thompson continua il suo viaggio intorno alle contraddizioni che la fede pone al credente, soprattutto per quel che riguarda il senso di colpa, il corpo e il sesso. L'autore, originario della provincia americana roccaforte del sentimento antiarabo dopo l'11 settembre, si avvicina alla cultura islamica, un passo verso la ricerca del patrimonio comune con il cristianesimo. Thompson costruisce cattedrali di decorazioni ispirate all'arte dell'Islam, infilandosi nei segni sinuosi della scrittura araba, rendendola racconto, materia, attraverso un morphing che fa diventare un testo oggetto. Luminoso e forte in Blankets, il segno di Thompson si corrompe, diventa ossessivo e quasi claustrofobico in Habibi, con una scansione narrativa e grafica fittissima. Una svolta che lo avvicina al didascalismo e agli stereotipi delle caratterizzazioni di Will Eisner.

Lontanissimo dai codici espressivi del fumetto globalizzato, Marino Neri ha una nobiltà contadina nell'ignorare la facciata esposta al sole della contemporaneità. In La coda del lupo, edito da Canicola, resta, come nel suo libro precedente Il re dei fiumi, nel mondo rurale dei nostri nonni, ai suoi misteri e alle paure ancestrali che annebbiano il confine tra religiosità e paganesimo. L'eredità dalla tradizione orale degli avi, quel particolare modo di raccontare che omette la rivelazione finale, la definizione fisica della paura, è l'angolo oscuro della contemporaneità, forse quello più reale. Anche i disegni di Neri ci risparmiano la leziosità della definizione: i particolari di facce, paesaggi, gesti, se sono esistiti in uno schizzo preliminare, e ne dubitiamo, affogano nel nero o rimangono accennati. Sembrano disegnati velocemente, quasi per evitare di essere catturati dal morbo del disegno in bella copia, quello definitivo, pulito, dove ogni cosa è a fuoco.

Dopo Il sapore del cloro e Nei tuoi occhi, Black Velvet pubblica Polina, il terzo libro di Bastien Vives, che mette in atto una rivoluzione, l'ennesima, di tratto e tecnica illustrativa e conferma di essere uno dei migliori narratori dell'universo adolescenziale metropolitano. Polina è una ballerina di danza classica che si sottrae all'asfissiante rigore della severa scuola dell'Est europeo e alla burocratica nomenclatura del corpo docente che emargina il suo maestro, per trovare la consacrazione e la libertà espressiva in occidente. Come Polina, Bastien ha un'eleganza inafferrabile perché in continuo movimento, l'unica certezza è quella di aver trovato un piccolo Truffaut del fumetto.

È in corso il Lucca Comics and Games (fino a martedì 1 novembre). Tra gli altri il festival ospita quest'anno il grande Jiro Taniguchi; David Lloyd, autore con Alan Moore del cult Vfor Vendetta e una mostra che mette opportunamente insieme Davide Reviati e Manuele Fior, forse i due nuovi autori italiani più interessanti degli ultimi anni. Molto belli gli incontri sulle professioni del fumetto.

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