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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2011 alle ore 15:49.

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Non vedo analogie. Come ho detto, gli ingredienti principali del Cantico sono celamento e rivelazione: una forma di erotismo pervade questo testo in un movimento perpetuo di entrata e di uscita da esso, di ritrosia e di emergenza. Una dimensione erotica anche nel senso di esclusività: c'è il testo e il lettore. Certamente un lettore con la sua storia e dentro la sua storia, ma per il testo è solo il lettore vivente in quel momento. Soltanto in seguito a questo ‘incontro amoroso' (in ebraico "qerià", lettura, contiene l'etimo dell'incontro inatteso e improvviso), fatto di impegno e di studio, si è invitati a creare nel mondo il luogo del confronto. Non occorrerebbe dunque una esperienza erotica esterna.

Bianchi: Non credo che si possa paragonare il Cantico alle tradizioni orientali come il tantra. In quell'ambito il piacere sessuale, riservato agli iniziati, è ritenuto una via di accesso al misticismo. Nel Cantico invece si narra l'amore umano, si celebra il piacere umano accessibile a tutti, o meglio a chiunque sappia amare con consapevolezza. In sintesi, nella tradizione ebraica e cristiana è la traslazione simbolica a far accedere al piano spirituale, non la realtà dell'atto sessuale, come avviene nelle tradizioni orientali.

Eppure il significato letterale, l'amore erotico, è passato in secondo piano rispetto alla predominante interpretazione mistica del poema. E' stata una rimozione consapevole?
Bianchi: Certamente sì nell'esegesi cattolica. Questa rimozione è il frutto di una visione dualistica della sessualità, ereditata dal mondo greco, in particolare dal platonismo. Per questo disprezzo della sessualità si è voluto cancellare ogni riferimento alla fisicità presente nel Cantico: purtroppo si è scelto di considerare il testo solo in chiave simbolica, negando il grande valore umano che esso contiene. In sintesi, occorrerebbe saper tenere insieme queste due dimensioni, come ha scritto con intelligenza il card. Ravasi, in un suo commento al Cantico: "L'amore umano pieno, dove corporeità ed eros sono già linguaggio di comunione, giunge di sua natura a dire il mistero dell'amore che tende all'infinito e può raggiungere la realtà trascendente e divina".

Baharier: Per quello che concerne l'ermeneutica ebraica, non penso proprio ci sia alcuna rimozione. Ritengo che il significato più evidente sia quello che scaturisce dal percorso ermeneutico concepito come un imperativo categorico di lettura dignitosa.

Idel: Le più tarde interpretazioni mistiche del Cantico in ambienti ebraici non hanno assunto la necessità di rifiutare il significato letterale, corporeo, hanno invece ribadito la coesistenza dei due piani, come già spiegato. Poichè all'interno dell'ebraismo non esiste alcuna forma di ascetismo istituzionalizzato –monaci, suore, monasteri, ordini- e la verginità non è un valore religioso superiore, l'erotismo fisico non è stato concepito dalla maggior parte dei Maestri ebrei come antagonista a quello spirituale . Non dovendo scegliere tra corpo e spirito, è stato possibile per gli esegeti ebrei di abbracciare contemporaneamente entrambe le forme di esperienza ed entrambi i livelli di significato.

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