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Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2011 alle ore 17:11.

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«Ho visto La strada di Federico Fellini con mio padre: ero bambino, avevo sette-otto anni ed è stato un autentico choc emotivo. Ancora adesso, che ho superato la sessantina, me ne ricordo vividamente e, quando ci ripenso, mi vengono i brividi»: così Richard Galliano, il fuoriclasse della fisarmonica tra jazz e musette, rievoca il suo incontro con il cinema d'autore e, soprattutto, con la musica di Nino Rota. E poiché il primo amore non si scorda mai, il fisarmonicista – nato in Costa Azzurra ma di origini italiane: «La mia famiglia veniva dalle campagne piemontesi», confessa – ha riannodato i fili con il proprio passato, rendendo omaggio al grande compositore di colonne sonore.

Da Bach alla musica da film
Il suo nuovo album – «Tribute to Nino Rota», da qualche giorno nei nostri negozi – esce per la Deutsche Grammophon, rigorosa etichetta classica da qualche anno apertasi al rock (Sting, Tori Amos) e all'improvvisazione. «Dopo il successo del mio precedente lavoro su Bach», spiega l'estroverso jazzista transalpino, «mi hanno chiesto se ero interessato a riprendere le pagine più note di questo straordinario musicista. L'occasione era il centenario della nascita (il 3 dicembre prossimo, n.d.a) anche se io, a dire il vero, non ci pensavo affatto. Naturalmente ho accettato con entusiasmo: Rota è un poeta e uno dei miei compositori preferiti».

In concerto al Santa Cecilia
Galliano è atteso domenica a Roma dove presenterà il progetto con il suo La Strada Quintet, lo stesso che si ascolta nel cd: «Ho pensato a un gruppo internazionale, in grado di rispettare le partiture originali e, al tempo stesso, di rileggerle senza pregiudizi. Per cui ho chiamato un inglese che vive in Norvegia, il maestro di sax e clarinetti John Surman; un russo che abita a New York, il contrabbassista Boris Kozlov, jazzista con un retaggio classico alle spalle; e infine due amici americani come il batterista Clarence Penn, mio collaboratore storico, e Dave Douglas, uno dei più incredibili trombettisti in circolazione».

Nel segno di Fellini e di Coppola
A livello di repertorio, Gelsomina, Cabiria, Zampanò, Marcello e altri eroi felliniani vanno a braccetto con don Vito Corleone: «Adoro Fellini tanto che qualche anno fa mi ero comprato tutti i suoi film in cassetta. Tuttavia desideravo anche cimentarmi con qualche tema scritto da Rota per altri registi e così ho pensato a Il padrino di Francis Ford Coppola. A mo' di prologo ho eseguito Waltz, che eccezionalmente suono da solo al trombone, e quindi ho riproposto Love Theme, l'unico brano d'amore del disco».

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