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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2011 alle ore 18:12.

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L'immagine che vedete mostra chiaramente che Andrea Camilleri – malgrado Fiorello – non è un fumatore. È chiaro che queste sigarette vengono spente poco dopo essere state accese. «Io fumo molto meno di quanto appare – spiega lo scrittore siciliano – perché, come si vede, queste hanno il doppio filtro e ci fermiamo qui, dopo due tiri. Fiorello è stato per mesi e mesi a prendermi in giro con questa storia del fumo, in modo molto simpatico, e siamo diventati buoni amici.

Però ha creato questa leggenda del grande fumatore che non sa resistere, mentre io ho un'autonomia anche di ore e ore. Ha creato un personaggio che non corrisponde alla realtà. Se devo stare 3 ore senza fumare non ho problemi. Per amor del cielo, alla fine, esco e fumo, ma non è che vado in crisi di astinenza. Potrei anche rinunciare se volessi, ma alla mia età non avrebbe molto senso. Nella mia vita sono sempre stato in grado di rinunciare a tutto e ho una moglie pronta a fare altrettanto. Oggi, invecchiando, stiamo bene, ma se perdessimo quello che abbiamo – salvo la salute, che è fondamentale – non credo che spargeremmo una sola lacrima».

Ero entrato in casa Camilleri con l'intento deliberato di spingerlo a parlare di filosofia ed eccomi servito con questa osservazione che attualizza il pensiero degli stoici, e forse persino dei cinici, i quali riflettevano su quanto fosse vano il nostro attaccamento alle cose. «Glielo dico dal profondo del cuore: non sono attaccato a nulla. E non ho alcun merito in questo. Forse è stata l'educazione impartitami in tempi di guerra, quando mancava tutto. Non sono attaccato neppure ai miei romanzi. Una volta che un romanzo è pubblicato ho un senso di rigetto tale che lo metterei lì e non lo toccherei più. E infatti non li avrei mai più riletti se non fosse per i traduttori, che mi obbligano a riprendere in mano un libro chiedendo: ma lei, a pagina 85, che cosa voleva dire?».

Camilleri ha mai cercato di smettere di fumare?
«Sì, e ci sono anche riuscito. Per venti giorni sono stato letteralmente da cani. Però mi facevo forza e continuavo a resistere. Avendo sempre il pacchetto di sigarette in tasca. Sì, perché la strategia per smetter di fumare, o anche di bere alcolici, come pure ho dovuto fare, è sapere che dipende da te, dalla tua volontà».

Molto eroico e molto stoico anche questo. Ma a che cosa si rinuncia veramente quando si smette di fumare?
«Una volta, una mattina, mentre ero tutto concentrato a scrivere, mia moglie entra nel mio studio e mi dice: "ma perché queste sigarette sono tutte rotte?" Non mi funzionava l'accendino e non me n'ero accorto. Non erano accese. Quando mi scadeva il tempo mentale per una sigaretta, la spegnevo. Solo che spegnevo una sigaretta mai accesa. La ritualità, il gesto dell'accendere è fondamentale. Mi hanno regalato una di quelle sigarette elettroniche che fanno la fiamma e il fumo, ma che non si accendono. Se inventano una cosa che simula anche l'accensione, abbiamo risolto. Il rito deve essere rispettato fino in fondo».

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