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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2011 alle ore 09:18.

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Ida Vallerugo, Poffabro
Escono da piccole porte e subito camminano alti
per le strade le teste luminose dei continenti
passano leggeri il cancello d'ombra
che ha fermato la generazione dai piedi gonfi
così, camminando, pura luce in movimento...
Sfiorano i leoni di bronzo a guardia delle statue
dei padri tutori dell'isola e del mare.
Passno davanti alle porte di Harrod's.
Attraversano a voce alta la periferia inquieta.
Vecchio mondo che non sai risvegliarti, muori.

Gli dei sono qui, chiedono di te.
"Eccomi" risponde lei salutando se stessa
che la saluta fra di loro.
Vengono discorrendo gli dei fra le case di pietra
di Poffabro luogo vero fuori dalle mappe
dove la neve cade in un silenzio mistico tibetano
e si alzano alle ringhiere le luminose a cantare il resurressi
a gli specchi riflettono ciò che riflettono
e si allunga negli orti la tigre, sorride.

Vengono a piedi chiamandosi gli dei, hanno tutti
il loro nome e solo sé hanno, Anna ha l'occhio vellutato
pieno di lampi di agosto, viene facendosi la treccia
la pensosa, chiama. Vengono discorrendo su moto
che luccicano, ragazzo biondo che ridi e sei biondo,
spandono in corsa benzina e miele.
Per le strade e le scalinate di Poffabro vengono
e s'incrociano sulla piazza che solo
quando sono entrati è lei

... tendere di noi perfetto alla periferia del tempo
a ciò che anche il tempo del calco e della maschera
va braccando: storia e utopia un solo vino.

Utopia, utopia, che così veri ci fai, utopia!
Uovo di luce gira lenta la piazza
intorno al sole, capsula pura, meraviglia
- sì, non finiamo più di meravigliarci e avere
visioni potenti anche se nevicasse per secoli -

nelle fermate dei canti
- le schiene contro le schiene - aspettiamo
da dentro e fuori di noi i canti di risposta
dei giovani degli altri nostri pianeti
presi anche loro a nascere, chiamare...

Dio, dio che i piedi non laciano orme!
Forse perché questa è una lunga nascita
e qui una volta c'era il mare.

La mano che scrive
che una mano che scrive è solo
una mano che dà lineamenti al mistero chiaro
stringe già Colvere ghiacciate e città addormentate
specializzate già in resurrezioni...

"Cronaca! Cronaca! Sii realista!"
mi grida il venditore autorizzato di ombrelli
contro il monsone, reduce da Auschwitz.

Eppure ho guardato a lungo all'alba,
subito dopo Hiroshima, la luce che torna a illuminare
la parte del sogno che si può toccare, a lungo
vi ho guardato, amati, staccare con le unghie il ghiaccio
dai vetri che tornavano ad appannarsi col respiro
e la vostra mano che girando passa sopra
e il mondo che torna in quel cerchio

e la strada di Poffabro che esce dal buio

e sul profilo ghiacciato della collina Sara che viene

scalza, e con lei sulla neve disegni visti...

(traduzione dalla poesia in friulano "Pofâvri" da Mistral)

Ida Vallerugo è nata nel1946 a Meduno (Pordenone), dov'è stata insegnante nelle Scuole Elementari. Le sue prime raccolte di poesie sono in italiano: La porta dipinta (Pan, Milano 1968) e Interrogatorio (1972).
Maa Onda. Poesie (presentazione di Andreina Ciceri, Circolo culturale Menocchio, Montereale Valcellina, Pordenone) è la sua prima opera in lingua friulana, pubblicata nel 1997, ma che raccoglie poesie che risalgono anche ai precedenti vent'anni. Nel maggio 1979 la nonna Regina Cilia, Maa Onda, muore: il dolore per la perdita origina desiderio di immedesimazione totale, anche nella lingua. Figurae è la sesta pubblicazione della collana di poesia "La barca di Babele". Ancora nei "Quaderni del Menocchio", nel 2009, esce Sul punt di Sydney il vint. Nel frattempo, Franco Loi l'ha inclusa nell'antologia Nuovi poeti italiani (Einaudi, Torino 2004). La sua ultima raccolta di versi è Mistral.

Pierluigi Cappello è nato a Gemona del Friuli (Udine) nel 1967; vive sempre in provincia di Udine, a Tricesimo. Ha diretto la collana di poesia La barca di Babele, edita a Meduno e fondata da un gruppo di poeti friulani nel 1999. Ha pubblicato Le nebbie (1994), La misura dell'erba (1998), Amôrs (1999), Dentro Gerico (2002). Con Dittico (Liboà, Dogliani 2004) ha vinto il premio Montale Europa di poesia. Assetto di volo (Crocetti, Milano 2006) è stato vincitore dei premi Pisa (2006) e Bagutta Opera Prima (2007). Nel 2008 ha pubblicato la sua prima raccolta di prose e interventi intitolata Il dio del mare (Lineadaria, Biella 2008). Nel maggio 2010 pubblica Mandate a dire all'imperatore (Crocetti, Milano 2010), col quale vince il premio Viareggio-Repaci.

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