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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2011 alle ore 15:00.

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Il suo sogno nel cassetto? Mettere in musica Anna Karenina. Così è Viktoria Tolstoy, trentasette anni, occhi cerulei, sorriso accattivante e un pedigree a dir poco notevole. Sì, perché lei è niente di meno che la pronipote di Lev Tolstoj, padre nobile della moderna letteratura russa. Però è svedese. E, a differenza del suo illustre avo (di cui ha ereditato il cognome adottandone la grafia anglosassone, con la «y» finale), non scrive libri ma canta un jazz raffinato e dal retrogusto pop. Lo dimostra anche Letters to Herbie, il suo nuovo album per l'etichetta tedesca Act, da qualche giorno distribuito anche in Italia.

Lo Herbie del titolo è ovviamente Herbie Hancock, uno dei maestri del piano jazz, e anche uno dei più eclettici compositori e sperimentatori della black music. «Tutto è iniziato nel 2004», racconta lei, «quando al Jazz Festival Baltica di Salzau ho avuto il privilegio di condividere il palco con lui e con Wayne Shorter. Dopo mi hanno invitato a cena e io non ci potevo credere!».

Il progetto è nato qualche anno dopo sull'onda di quel ricordo: «Ma non è stato facile selezionare, tra le sue tante e splendide pagine, solo dodici canzoni: l'idea non era tanto di raccogliere i grandi successi, ma di scegliere con il cuore e la mia sensibilità di cantante». Per cui nel cd non trovano posto classici come Cantaloupe Island o Watermelon Man ma piuttosto brani dell'epoca funky di Hancock, come Give It All Your Heart.
È giovane, carina e sofisticata, Miss Tolstoy. E, anche se la concorrenza delle più famose Norah Jones, Diana Krall, Madeleine Peyroux «è dura, non ho timori; fin da bambina, infatti, il mio sogno era di seguire le orme di Billie Holiday ed Ella Fitzgerald e sono stata la prima in famiglia a scegliere il mestiere di musicista». Nove album alle spalle, la bionda e avvenente vocalist ammette di aver imparato almeno una lezione fondamentale dal suo antenato: cioè che«l'unica cosa necessaria, nell'arte come nella vita, è dire la verità».

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