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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2011 alle ore 13:32.

Il Re Leone continua a ruggire: diciassette anni dopo la sua prima apparizione, l'indimenticato classico Disney, firmato da Roger Allers e Rob Minkoff, torna nelle sale in una nuova versione riconvertita in 3d.
L'operazione ha avuto un tale successo negli Stati Uniti, oltre 90 milioni di dollari l'incasso ai botteghini, che i produttori non si sono lasciati sfuggire l'occasione di portare la riedizione della pellicola, con protagonista il piccolo Simba, nei cinema di tutto il mondo.

Sfruttando le potenzialità della stereoscopia, «Il Re Leone» risulterà ancor più spettacolare e appetibile per le generazioni più giovani ormai (quasi) unicamente abituate a vedere film d'animazione in questo formato. Chi ancora non lo conosce, oppure ne ha poca memoria, rimarrà però principalmente sorpreso dalla profondità di una storia, ispirata direttamente all'«Amleto» shakespeariano, in grado di commuovere e far divertire grandi e piccini.

Mentre il progetto Disney di riconversione di altri celebri lungometraggi proseguirà, nei mesi a venire, con «La bella e la bestia» e «Alla ricerca di Nemo», il 3d continua a essere sempre più utilizzato anche per i film in live action. Se la scorsa settimana è stato il turno di «Pina 3d», documentario di Wim Wenders sul teatro-danza di Pina Bausch, questo venerdì è quello di «Immortals», terza fatica del regista indiano Tarsem Singh. L'utilizzo del 3d, aggiunto in post-produzione, risulta però quasi superfluo per raccontare la storia di Teseo, eroe mortale scelto da Zeus per sconfiggere il re Iperione, sadico monarca alla ricerca di un arco magico che gli permetterà di liberare i Titani dalla loro prigione e dichiarare guerra agli dei dell'Olimpo.

Dopo gli affascinanti, seppur imperfetti, «The Cell» e «The Fall», Tarsem Singh in «Immortals» riesce a mostrare il suo originalissimo talento visivo soltanto in rare occasioni, probabilmente bloccato da vincoli commerciali troppo pressanti. Nonostante il regista abbia dichiarato di essersi ispirato alla pittura di Caravaggio, gli unici riferimenti che balzano all'occhio in questo caso sono quelli di altre recenti pellicole del genere, in primis «300» di Zack Snyder a cui si può facilmente collegare per l'uso smodato, e spesso ridondante, d'immagini rallentate per meglio enfatizzare i combattimenti. Se Mickey Rourke è un credibile re Iperiore, va purtroppo segnalata negativamente l'ennesima inconsistente performance di Freida Pinto che, dopo «Miral» e «L'alba del pianeta delle scimmie», appare del tutto inadeguata anche nel ruolo della misteriosa sacerdotessa preveggente Fedra.

Di tutt'altro genere, e naturalmente non in 3d, è «Il cuore grande delle ragazze» di Pupi Avati, il più atteso tra i film italiani in uscita questo fine settimana. Ispirandosi alla vita dei suoi nonni, il regista bolognese rievoca l'incontro tra Carlino e Francesca, il loro matrimonio e il relativo, turbolento, viaggio di nozze. Dopo il drammatico «Una sconfinata giovinezza», Avati punta a un registro più leggero, ma gli manca quel guizzo in grado di dare un senso a questa ennesima operazione nostalgica, ambientata negli anni '30, furbescamente supportata dalla continua presenza di una voce narrante che prova a tappare i tanti buchi di sceneggiatura presenti nella pellicola. La storia e la relativa messa in scena infatti, invece che emozionare, procedono sempre più stancamente col passare dei minuti fino ad arrivare a una conclusione frettolosa e poco coinvolgente. Nel cast meglio i più maturi interpreti di contorno, in particolare Gianni Cavina e Andrea Roncato, dei due giovani protagonisti Cesare Cremonini e Micaela Ramazzotti


I siti ufficiali dei film recensiti:

Il Re Leone 3d

Immortals

Il cuore grande delle ragazze

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