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Questo articolo è stato pubblicato il 13 novembre 2011 alle ore 08:13.

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In questi giorni ricordiamo con malinconia la scomparsa dell'insigne dantista e poeta Allen Mandelbaum (segnalo la squisita antologia: Le porte di eucalipto: poesie scelte, traduzione e cura di Alessandro Carrera, Medusa, Milano, 2007), che della Commedia (1982) nonché dell'Eneide (1971), di Ungaretti (1958) e Turoldo (1993) è stato ispirato traduttore; e non meno commentatore del maggior poema, con la sua Lectura Dantis: Inferno (a cura di Allen Mandelbaum, Anthony Oldcorn, Charles Ross, Berkeley, University of California press, 1998, Lectura Dantis: Purgatorio, ivi, 2008). Mentre viene a mancare quella generosa prospettiva storica ch'egli incarnava, sapendo unire l'eredità di Benedetto Croce all'istanza metafisica di T. S. Eliot, consola d'altra parte salutare – quasi compendio degli studi americani su Dante – la pubblicazione, insieme elegante e sobria, della traduzione italiana, a cura di Simone Marchesi, del commento di Robert Hollander alla Commedia. Essa, promossa da Daniele Olschki, rinnova e corona, a cento anni di distanza da quella prefata da Gabriele D'Annunzio, i 125 anni della Casa Editrice e i 150 dell'Unità italiana (presso lo stesso Editore Olschki, anche la rivista «Lettere Italiane» dedica un fascicolo monografico a Dante, quale emblema dell'unità degli Italiani).
Robert Hollander è stato il promotore del più prezioso strumento di lettura e consultazione storica della Commedia, il «Dartmouth Dante Project» (DDP) che raccoglie – consultabili online – più di settanta commenti storici (dal XIV al XXI secolo) alla Divina Commedia, sino al proprio che accompagna la sua versione inglese del poema (2000-2007) e che ora è disponibile in italiano, nella bella traduzione di Simone Marchesi. L'imponente bibliografia che precede il commento è, da sola, una felice sintesi del difficile compito di tenere insieme due mondi (la dantistica americana e quella europea e italiana) dalle tradizioni diverse e spesso contrastanti, traendo dall'una e dal l'altra ciò che di meglio offre la filologia da una parte e dall'altra l'esegesi e l'attenzione ai sovrasensi allegorici: le due tradizioni sono del resto richiamate in capo alla premessa, nei nomi di Singleton da una parte e di Francesco Mazzoni dall'altra. Il commento è molto attento alle fonti classiche, Virgilio in particolare (al quale Hollander ha dedicato un volume notevole: Il Virgilio dantesco: tragedia nella Commedia, Firenze, Olschki, 1983). Rispetto ai commenti più recenti ed esaustivi (come quello di Anna Maria Chiavacci), quello di Hollander si distingue per un'ampia attenzione alla tradizione esegetica, ch'egli testimonia con equa e ragionata cura; molto spesso l'esperienza accumulata con il DDP gli permette (come per Inf., XXI, 136-139) di tracciare una sintetica parabola esegetica (tra i secoli dei commenti) su chi sia davvero il "duca" dei diavoli, Barbariccia o Malacoda.
Seguendo una tradizione critica che si è lentamente affermata, da Giovanni Getto a Singleton, da Angelo Jacomuzzi alla stessa Chiavacci, la cantica che occupa maggior spazio di commento è il Paradiso, non più posposto all'Inferno in nome del "realismo" che dai Romantici arriva sino ai saggi di Sanguineti. Qui anzi la terza cantica assurge a vera ricapitolazione (secondo un suggerimento di Curtius) della poesia occidentale: basterebbe leggere il magnifico commento a uno dei passi più fulgidi della Commedia: «E vidi lume in forma di rivera / fulvido di fulgore, intra due rive / dipinte di mirabil primavera» (Par., XXX, 61-63) per ritrovarci lungo le vie della tradizione virgiliana (Virgilio che non cessa di ispirare Dante, anche quando ceda il passo a Beatrice). E non meno assurge, talvolta, a preparazione del moderno: riprendendo una chiosa del Porena, Hollander ricorda che la formula di Par., III, 3: «provando e riprovando», sarà fatta propria dall'Accademia del Cimento per rinnovare con Galileo il pensiero scientifico. Ma la forza essenziale di questo commento è nella bravura di Hollander per aver conciliato le "due rive" d'Atlantico nella tradizione dei commenti a Dante; lo restituisce a noi nella sua universalità e nella sua libertà di attingere al vivente: nel proprio commentare e ringraziare, tanto contano, come farebbe Dante, gli illustri Maestri, quali Michele Barbi o Auerbach, quanto gli allievi che in un seminario hanno offerto uno spunto esegetico, o colleghi che discutono con messaggi e-mail (per Par. XXXII, 112-114) o ancora Roberto Benigni che con il critico fa viaggio a Malta. Anche di questa dantesca libertà di spirito e di registri critici siamo grati a Robert Hollander.
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La Commedia di Dante Alighieri con il commento di Robert Hollander, traduzione e cura di Simone Marchesi, Firenze, Leo S. Olschki, 3 voll. in cofanetto, rilegati in seta, € 160,00

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