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Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2011 alle ore 19:10.

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Fabrizio De André (Ansa)Fabrizio De André (Ansa)

Un tovagliolo di carta ha ispirato l'apertura della 36ª edizione del Premio Tenco, a Sanremo la scorsa settimana. Sopra, un testo inedito di Fabrizio de André, dedicato allo scenografo Pepi Morgia, scomparso il 19 settembre di quest'anno. Lo ha cantato Vittorio De Scalzi, cantautore che accompagnò Faber durante la prima tournée del 1975. Nonostante questo cerino inatteso, l'autunno italiano è arrivato anche nella casa, già discretamente al freddo, della canzone d'autore.

Una questione di risorse, piuttosto che di idee. La si presenta per la prima volta in "lite edition", a causa di un consistente taglio pubblico. Non ci sono l'abituale convegno pomeridiano su presente e futuro della canzone e, soprattutto (sembra un dettaglio), le celebri cene al roof dell'Ariston, uno dei rari momenti di concreto think tank informale sul reseau della canzone d'autore italiana, animate da autori, musicisti, operatori e produttori.

Una sorta di stato dell'arte al vitel tonné. Ci sono invece i vincitori delle Targhe di questa edizione, dall'habituéVinicio Capossela (miglior album) a Patrizia Laquidara (miglior album in dialetto), al quarantaquattrenne spezino Cristiano Angelini (miglio esordio), a Roberta Alloisio (miglior interprete). Mentre i Premi Tenco, riconoscimenti alla carriera, sono stati consegnati sabato 12 novembre a Luciano Ligabue, Mauro Pagani e al songwriter ceco Jahomir Nohavica, ex dissidente. Resta fuori la cosiddetta generazione degli anni "00" che, almeno anagraficamente, ha esaurito la spinta, dopo aver portato su ITunes autori vivaci come Vasco Brondi (Le luci della centrale elettrica), Roberta Carrieri ed Erica Mou.

Cosa c'è di nuovo? Voci e storie del decennio entrante, come quelle rarefatte della giovanissima Carlot-ta, polistrumetista poliglotta e di un giovane folksinger sardo che si fa chiamare Iosonouncane. O, per restare in tema, dell'ensemble lo-fi romano I Cani, minimalisti spaesati e spaesanti. Vale a dire la generazione "social network" che, cresciutaci dentro, cerca una via d'uscita da myspace per riconquistare le cantine e i club dei cantautori anni '70. Ciascuno per conto suo. Ma soprattuto, di nuovo c'è, nel mercato spolpato dei cantautori, ciò che è "vecchio". E ci invidiano nel resto del mondo. Ossia, i suoni e i racconti delle nostre memorie locali, rianimati da autori folk contemporanei come Alfio Antico, Givevra di Marco, Daniele Sepe, Giovanna Marini, le nuove leve salentine della pizzica (attualmente prese in carico da Ludovico Einaudi). Da riascoltare, aspettando la prossima stagione.

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