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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2011 alle ore 11:10.

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Bianca Tarozzi, Sorelle
Lei, lo ricordo
benissimo, non era
aff atto come me,
nemmeno allora.
Lei era bruna,
magretta, stretta
di vita, snella.
Io il contrario.
Lei sana, io malata.
Lei dritta, io piegata.
Lei camminava
senza mai sapere
dove andava a fi nire
la sua strada.
Io con le mappe,
attenta, circospetta,
previdente, smagata.
I suoi pasticci
chi li riparava?
Chi li pagava
i debiti contratti?
Critiche a sciami
come vespe intorno,
moleste accuse
dispettose, aspre,
reciproche.

Lei odia le prigioni,
le nascoste
costrizioni. La notte
è solamente sua:
torna assonnata,
sgualcita, scarmigliata
e fa racconti
propriamente assurdi.
Un tale l'ha seguita:
un tale con la testa incappucciata!
No, non proprio:
incartata come un pacco!
Erano in gruppo,
c'erano gli amici.
E al cinema costui
è entrato con la sua testa incartata,
misteriosa, invisibile!
Non era Carnevale
e lo scherzo non vale.
E chi era quel tale
e perché era seduto
al cinema con loro
la testa dentro un sacco?
Era mio padre, mi risponde lei.
Soltanto suo, non mio?
La storia è indecifrabile:
è morto da vent'anni,
mi ripeto per darmi una ragione.
Lei coglie l'occasione
e ribadisce il tutto.

Eppure tu che fuggi
tu che esisti
o vicina o lontana
da me, Morgana,
sei esistita altrove,
mia sorella,
incomprensibilmente
mia nemica,
che da vent'anni non capisco,
antica
confusa donna
a cui ho regalato
un pezzo di passato:
il mio, il tuo.
Percorri vaste strade sconosciute,
le strade non battute,
metti i piedi
nella melma nel solo
punto non asfaltato
della città:
dalla fanghiglia il piede
minuscolo, calzato,
esce intatto, pulito!
Nella chiesa
barocca dove sei
entrata casualmente
"Un chierichetto",
mi dici, "no, un folletto,
danzava con le vesti svolazzanti!"
Nessuno vede le cose che tu vedi.
Racconti i tuoi amori
(Nessuno te l'ha chiesto),
quei felici,
quei pochi istanti:
voi, vicini, amanti,
addormentati.
Tu non invecchi mai:
soltanto io.
Ed ora dove sei,
cosa prepari?
Ti aspetto
nel salotto
buono dove dormicchio
sulla poltrona: tu
in prati di papaveri su cui
il sole è a picco e l'ape
danza felice
non mi stai pensando.

Tu esisti in qualche luogo,
disamorata amica,
mentre io
siedo accanto a me stessa
nella vita.


Bianca tarozzi, da Il teatro vivente
(poesie e racconti in versi 1985-2007)

Alfonso Berardinelli (Roma, 1943) è un critico letterario e saggista italiano, collaboratore di vari quotidiani tra cui Il Sole 24 Ore .Nel 1985, insieme a Piergiorgio Bellocchio, ha fondato e diretto la rivista di critica Diario. Dal 1983 ha insegnato Letteratura contemporanea, come professore associato, presso l'Università di Venezia. Si è polemicamente dimesso nel 1995, in aperta critica con il sistema corporativo della cultura in Italia. Vive a Tuscania. Ha diretto dal 2007 al 2009 la collana "Prosa e Poesia" della casa editrice Libri Scheiwiller di Milano. Ha vinto il Premio Viareggio nel 2002, nella sezione Saggistica. Inoltre, il Premio Napoli e il Premio Cardarelli per la critica letteraria nel 2008. Fra i suoi libri: "L'esteta e il politico: sulla nuova e piccola borghesia" (1986), "L'eroe che pensa: disavventure dell'impegno" (1997), "Autoritratto italiano" (1998), "Stili dell'estremismo" (2001), "La forma del saggio" (2002), "Che noia la poesia" (2006, con H. M. Enzensberger), "Casi critici: dal postmoderno alla mutazione" (2007), "Poesia non poesia" (2008).

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