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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2011 alle ore 19:45.

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Avishai Cohen. Foto CorbisAvishai Cohen. Foto Corbis

Il primo importante contatto del pubblico italiano con lo straordinario contrabbassista e compositore israeliano Avishai Cohen, ora trasferito in America, accadde il 5 luglio 1998 al Festival di Fano durante un'occasione molto festosa. Quella sera venne riaperto l'incantevole e centralissimoTeatro della Fortuna, chiuso inspiegabilmente da cinquant'anni (lasciamo perdere).

La celebrazione dell'avvenimento fu affidata al Sestetto Origin di Chick Corea - uno dei gruppi migliori che l'estroso pianista di Chelsea, Massachusetts, abbia mai diretto - formato da Corea pianoforte, Avishai Cohen contrabbasso, Steve Wilson sassofoni, clarinetto e flauto, Bob Sheppard sax tenore, clarinetto basso e flauto, Steve Davis trombone e Jeff Ballard batteria. Il giorno dopo qualcuno scrisse che «se Chick Corea avesse sempre suonato come a Fano, i suoi ammiratori non si sarebbero tanto affaticati a seguire le sue mutazioni, cioè i sodalizi con il virtuoso del pianoforte Friedrich Gulda e con il flautista Steve Kujala, i concerti di pianoforte solo e gli accostamenti al rock con il gruppo Return to Forever e con la Electrik Band».

A nessuno sfuggirono, ovviamente, le doti eccezionali di Avishai Cohen, perfetto nella tecnica, nel suono, nel fraseggio, nello stile e nella capacità di coniugare il jazz contemporaneo con la tradizione musicale ebraica. Allora Cohen aveva soltanto ventott'anni.

Ebbe in seguito altre collaborazioni di grande prestigio (Bobby McFerrin, Herbie Hancock, Paquito D'Rivera, Roy Hargrove, oltre che con la London e con la Israel Philharmonic Orchestra) ma volle al più presto mettersi in proprio per far conoscere le sue capacità di compositore. E il mezzo prescelto fu il trio con un pianista e un batterista, nel quale l'elemento di spicco è il contrabbassista. Ha avuto subito consensi unanimi, testimoniati da centinaia di concerti e da dodici cd.

In Italia non è tornato molto spesso, ma si possono citare tre apparizioni al Blue Note di Milano (luglio 2005, luglio 2006, novembre 2007) nelle quali il successo è stato enorme. Al pianoforte sedeva Sam Barsh, alla batteria Mark Guiliana, ma si tenga presente che Cohen li sostituisce con notevole frequenza. Altri sodali da citare sono Shai Maestro e Itamar Doari, mentre oggi con Cohen ci sono Nitay Hershkovitz e Amir Bresler.

Di quei concerti è indelebile il ricordo della bellezza delle composizioni, tutte di Cohen salvo qualche eccezione, il loro meraviglioso interplay, e soprattutto un andamento parabolico di assoluto incanto: inizi ovattati, forza progressiva fino a un vertice centrale, e quindi un dolce, quasi impercettibile spegnersi dei suoni sino alla fine. Il lettore ne può avere un esempio eccellente nei sette minuti abbondanti di «Toledo» proposti da Avishai Cohen at Home (RazDaz, 2004).

Adesso Cohen ritorna a Milano domenica 20 novembre per la stagione di Aperitivo in Concerto. L'appuntamento è per le 11 del mattino al Teatro Manzoni e va segnalato sia perché si tratta di uno dei concerti fondamentali delle iniziative in favore (anche) del jazz a Milano nel 2011-2012, sia perché Cohen, in trio con Nitay Hershkovitz pianoforte e Amir Bresler batteria, come detto sopra, non prevede altri concerti in Italia.

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