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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2011 alle ore 19:51.

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«Compra quando gli altri vendono, scoraggiati e vendi quando gli altri comprano avidamente». È una delle massime più conosciute - e giustamente celebrate - dagli investitori di tutto il mondo. Appartiene a John Templeton, l'inventore dei fondi comuni di investimento che amava le metafore e ha costruito gran parte della sua fortuna muovendosi per tempo e non aspettando che i mercati lanciassero i primi segnali di inversione di tendenza: «Quando puoi scorgere la luce alla fine del tunnel - è un altro suo celebre aforisma - è già troppo tardi». John Templeton è uno dei nove più grandi investitori di ogni tempo che Glen Arnold ha raccolto in un libro pubblicato quest'anno dalla britannica Pearson e che la nuova casa editrice Edoardo Varini Publishing ha tradotto per i lettori italiani.

Un libro che - come si evince dal sottotitolo - si prefigge lo scopo di raccontare "le lezioni di investimento dei master trader", di quei "re Mida" della finanza che trasformano in oro tutto quel che toccano. Nomi che fanno già parte della legenda dei mercati: Warren Buffett e George Soros su tutti. Il primo, l'oracolo di Omaha, profeta delle scelte controcorrente (e spesso azzeccate), che in quest'estate "hot" non ha smesso di comprare azioni (di recente la Berkshire Hathaway ha investito 10,7 miliardi di dollari in azioni Ibm) e che come Bill Gates ha chiesto più tasse per i ricchi ispirando al presidente Obama la "Buffett Rule". La sua lettera agli azionisti è attesa ogni anno come l'annuncio di una nuova profezia e in omaggio al suo "credo" è stato coniato il neologismo buffettology.
Il secondo, imprenditore e filantropo, passato alla storia (anche) come "l'uomo che distrusse la Banca d'Inghilterra": durante il cosiddetto "mercoledì nero" (16 settembre) del 1992, ha venduto più di 10 miliardi di dollari in sterline costringendo la banca centrale di Sua maestà britannica a svalutare la propria moneta. Da quell'operazione Soros guadagnò oltre 1 miliardo di dollari. Miliardo destinato a crescere negli anni successivi: nel 2010, la rivista americana Forbes ha stimato in 14 miliardi di dollari il patrimonio dell'americano di origini ungheresi fondatore del Quantum Fund.

Storie, quelle di Timpleton, Buffett e Soros, ormai stra-conosciute. Così come molto conosciute sono quelle di Benjamin Graham - l'inventore del value investing, investimento basato sulla difformità tra il valore intrinseco di un'azienda e la sua quotazione di mercato – di Philip Fisher - fautore del growth investing, ossia dell'investimento sulle potenzialità dell'azienda - di Peter Lynch – gestore dal 1977 al 1990 del Fidelity Magellan Fund, il fondo comune di investimento che ha ottenuto la migliore performance al mondo: 2700% in 13 anni - di Antony Bolton – che lo stesso Lynch considera uno dei migliori investitori del pianeta - di Charles Munger - collega di Buffett e vice presidente del fondo Berkshire Hataway – e di John Neff, un value investor che ha sviluppato una filosofia di investimento che enfatizza l'importanza di un basso prezzo azionario in relazione agli utili.

Fra i meriti del libro c'è quello di aver raccolto queste storie – consentendo ai lettori di confrontare percorsi così tanto straordinari – e, soprattutto, di aver messo in evidenza «che cos'hanno in comune» e che cosa anche l'investitore non professionale può imparare da questi talenti della finanza che - come sottolinea l'autore – «malgrado l'unicità di approccio» hanno parecchi punti di contatto: sono più analisti aziendali che azionari, si preparano debitamente, controllano le emozioni, imparano dagli errori, hanno fiducia in sé stessi e – soprattutto – «non giocano d'azzardo: compiono una preventiva analisi attenta e razionale dei principali fattori di rischio e soltanto quando vedono il favore delle probabilità dalla loro parte passano all'azione». Filosofie di investimento e strategie sintetizzate da Arnold in modo eccellente e raccontate con un linguaggio assolutamente chiaro, anche per i non addetti ai lavori. Un'opera rivolta a quanti hanno bisogno di capire cosa c'è "dietro" gli investimenti finanziari, quali sono i titoli più promettenti, quando bisogna entrare o uscire dai mercati. Consigli preziosi, quelli che arrivano dai "grandi investitori", seguendo i quali si aumentano in modo esponenziale le possibilità di successo a livello finanziario. Nella convinzione che - come scriveva Benamin Graham in The intelligent investor - «non è tanto importante saper prevedere i mercati (perchè nessuno ci riesce sistematicamente), quanto reagire intelligentemente a ciò che il mercato fa>.

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