Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2011 alle ore 08:17.

My24

Ah bello, c'è un cd in allegato. Ah boh, è un'intervista del 1977 alla BBC. Son le prime cose che escono fuori da 40 anni di Queen. È un piacere regressivo, studiato per vecchi fan del gruppo più operistico della storia del rock, sfogliare questo coffee-table book e trovare buste bustine e inserti collegati alla traiettoria di Freddie Mercury e degli altri. La band brit più teatrale di tutti i tempi si ricorda anche solo attraverso questi allegati, prescindendo dalla dovizia di dettagli che pure i testi offrono. Vuoi mettere? Un poster da concerto dei Queen al Rainbow, west end Londinese: biglietti già a partire dagli ottanta pence, quindi doveva essere anche prima, tipo il 1975 (queste cose il tipico lettore di questo libro le sa perché: 1.) dopo aver a lungo amato i Queen ed essere stato al loro concerto milanese l'anno di Radio Ga Ga, ha fatto la Bocconi; 2). gli basterebbe anche meno di un volumone di 300 pagine e 40 euro per tuffarsi nei 40 anni di Queen e abbandonarsi alle memorie, tipo fumatore d'oppio).
Copie anastatiche di materiale promozionale per il fatidico album di debutto: Queen, 1972. Rock enfatico, zeppeliniano, acerbo e d'impatto; note biografiche scritte a macchina da un ufficio stampa del l'Elektra: l'anziano è Freddie Mercury, classe 1946, nato a Zanzibar cresciuto in India, che canta compone e suonicchia il piano;. Gli allora ventitreenni Brian May, chitarrista (virtuoso assai) ed ex astronomo; Roger Meddows Taylor, batterista e artefice della nascita della band dopo un incontro con Mercury in un negozio di abbigliamento da gentlemen; il ventenne John Deacon, bassista (introverso e riservato, come da manuale del luogo comune rock) e perito elettronico. A vederli in quel periodo, sembrano figuranti del Flauto magico prestati al chitarrismo capellone, Papageno e i suoi fratelli. Però sono un modello di band: eclettici, potenti, ben amalgamati. Prossimo allegato: biglietto del concerto dei Queen nel 1974, anno dell'album successivo Queen II (grande singolo: Seven seas of Rhye, metallico melodramma con tutta l'enfasi e il meticoloso lavoro di sovraincisioni che saranno poi un leitmotiv).
Due album dopo, e siamo all'album-capolavoro che definisce i Queen: A night at the Opera, meno metal e ancor più mélò, è rock kitsch ma pieno di energia. In allegato: quattro letterine scritte da ognuno dei tizi della band al loro fan club ufficiale, più un sottobicchiere promozionale fatto a mo' di singolo di Bohemian Rhapsody, il loro classicone (di recente ripreso in chiave italica dalla drag satirica Sora Cesira) con l'energia, l'ossessione per il suono, le voci stratificate in studio. Altro bustone da aprire: poster dei quattro con autografi, ceffi e zazzere anni Settanta, da qualche parte tra il Manchester United e la banda della Magliana; flyer promozionale, invito per corsa di cavalli collegata al lancio di A day at the races (buono quasi ma non del tutto come il precedente, con cui condivide titolo da fratelli Marx e grafica di copertina stile araldico-farlocco).
Un comunicato stampa stile tabloid collegato al successivo album, News of the World (sì, come l'estinto foglio dei Murdoch), che resta uno dei migliori; energia e duttilità, metallo pesante e preziosismi; e comunque si attacca con We will rock you e We are the champions, gente: uno dei grandi attacchi rock di sempre. Accrediti stampa, biglietti giapponesi e menu collegati al tour del 1978/79, quello dell'album Jazz, di cui si ricordano soprattutto Bicycle Race e la grande foto a doppia anta con un esercito di donne nude in bici (achtung, regressione ai massimi livelli qui). E si entra nell'era dei megatour globali, dei greatest hits, delle superproduzioni, delle foto di Mercury con maglietta argentina a fianco di Maradona con maglietta Union Jack (datata 1981, anno prima delle Falkland). L'era della discomusic di Another one bites the dust (da The Game, l'ultimo capolavoro della band) e di album meno ispirati come Hot Space (allegato: cubo multicolore, un po' Warhol, un po' Rubik, le pettinature del quartetto migliorano ma i faccioni son già un po' imbolsiti) e The Works (pila di quattro fogli con testi manoscritti, come quello banalissimo di Radio Ga Ga).
I travestimenti per concerti e video, Mercury sempre più sofisticato a giocare col narcisismo che i macho del rock condividono con i più drag tra i Queen. Live Aid con Lady D, le musiche per Highlander (It's a kind of magic), altri biglietti, ma è già tutta iterazione. Dietro cui si nascondono Innuendo e la malattia di Freddy, tenuta nascosta fino all'ultimo; soccombe, nel 1991, all'Aids dopo aver registrato il singolo The show must go on). E si sfoglia fino alla fine, senza voler sapere nulla dei tributi, delle incisioni postume e poco necessarie, di tutto il fallout di mestizia per tutti. Ma ancora ci si rallegra per l'ultimo bustone, quello con tutti gli adesivi da attaccare alla motoretta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi