Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2011 alle ore 17:07.

My24

C'è una lampada, sulla scrivania di John Lasseter. È una di quelle usate dai disegnatori: su una base circolare si innesta un sistema di trafilati d'alluminio e molle, che a sua volta regge una grossa "testa" in cui s'accende la luce. È una lampada come tante, che se ne sta tranquilla nella sua banalità, operosa e anonima. Ma siamo nel 1986, e la storia sta cambiando: non solo quella con la maiuscola – che perlopiù fa danni –, ma anche quella con la minuscola. Per essere più precisi, stanno per cambiare le storie, al plurale, del cinema d'animazione.

A furia di vedersela davanti, quella piccola lampada, Lasseter decide che ne farà una star. D'altra parte, questo fa da anni: crea e racconta film, prima lavorando per la Disney, e ora lavorando per una giovanissima società che si occupa di grafica al computer (tra i soci c'era anche Steve Jobs). È così che la lampada prende vita e si trasforma in Luxo, personaggio appena nato e già desideroso d'entrare in una storia. Poi, cambiandone le proporzioni, Lasseter gli affianca una lampada-bambina. A questo punto non gli resta che farli vivere tutti e due in un piccolo film, che si intitola Luxo Jr. Ed è proprio Luxo Junior la lampada-bambina che, luminosa e saltellante, da 25 anni apre i film della Pixar.

Naturalmente, prima di questo c'è dell'altro. Per dirla in linguaggio quasi biblico, all'inizio c'è la LucasFilm del George Lucas di Guerre stellari. Poi arrivano l'intelligenza e i milioni di Jobs. Seguono intensi mesi di inventiva tecnica – algoritmi, rendering e così via –, e alla fine dalla computer-generated imagery (in sintesi, Cgi) nascono forme tridimensionali, morbide e leggere. Ma la cosa più entusiasmante è che oggi in platea ce ne possiamo dimenticare, e con profitto.

Forse non è del tutto così nel 1996, quando lo stesso Lasseter crea Toy Story, favola d'una piccola guerra fra giocattoli di vecchio stile, guidati dal cow boy Woody, e lo space-ranger Buzz Lightyear. In quel primo lungometraggio della Pixar l'effetto "stupore tecnologico" ha ancora un ruolo, per quanto lo spettatore presto si dimentichi della nuovissima retorica dei pixel, per così dire, e volentieri si lasci andare al puro piacere della narrazione. Già due anni dopo, comunque, A Bug's Life – ancora di Lasseter, insieme con Andrew Stanton – non è gravato né da quello stupore né da questa retorica. Al contrario, è direttamente e semplicemente la storia di un minuscolo eroe rivoluzionario, la formica Flik, impegnato a combattere l'oppressione e la malvagità d'uno stuolo crudele di cavallette. La tecnica è più raffinata e più complessa che nel film precedente, e proprio per questo non la si vede e non la si "sente".

Il risultato è un piccolo capolavoro di epica minima. Un altro piccolo capolavoro, questa volta di psicologia quasi-umana, è nel 2003 Alla ricerca di Nemo, di Stanton e Lee Unkrich. Vi si narra di Marlin, un pesce pagliaccio rimasto tragicamente vedovo, e di suo figlio Nemo, con una pinna più piccola dell'altra. Ma soprattutto vi si narra di come si possa esser padri al di là d'ogni modello virilistico, e magari tentando d'essere anche un po' madri, con coraggio e nei limiti del possibile.

L'anno dopo, invece, con Gli incredibili Brad Bird racconta una storia del tutto umana: quella di Helen e Bob, quarantenni supereroi in congedo. Lui, assicuratore, s'è ridotto a «salvare il mondo polizza dopo polizza». Lei, memore della gloria dei tempi andati, sa che a ognuno oggi tocca d'essere un supereroe, giorno dopo giorno, nella normalità della vita. Ma allora, le obietta Bob, se lo sono tutti, supereroi, è come se nessuno lo fosse. Che il film irrida alla mitologia individualistica corrente, più che probabile è certo.

Ancor più certo è che nel 2008, nel suo WalloE, Stanton racconti la nostra cattiva coscienza a proposito del futuro del pianeta. Nel 2805, così immagina, da ormai sette secoli quel che resta dell'umanità se ne sta in esilio a bordo di un'astronave. Sulla Terra "sopravvive" solo un diligente compattatore di rifiuti, una piccola macchina con un cuore grande. Sarà lei a portare di nuovo a casa i nostri non troppo lontani discendenti. Poi, oltre al delizioso Ratatouille del 2007, dagli studi Pixar esce Up, di Pete Docter e Bob Peterson. La prima parte di quel film del 2009 è una sintesi intensa e commovente del mestiere di vivere. In una ventina di minuti passano infanzia, giovinezza, utopie, innamoramento, maturità, speranze e disperazioni, e infine lutto. Qui davvero la computer-generated imagery si libera d'ogni residuo di stupore tecnologico, e l'operosa, anonima lampada del 1986 si apre del tutto alla realissima illusione del grande cinema.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi