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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2011 alle ore 16:01.

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Moneyball, la storia vera di un miracolo sportivo, apre il Torino Film Festival 2011Moneyball, la storia vera di un miracolo sportivo, apre il Torino Film Festival 2011

Come ottenere grandi risultati con piccole spese? Questa la domanda, attualissima, al centro di «Moneyball» di Bennett Miller, scelto come film d'apertura della 29° edizione del Torino Film Festival.

Tratto dall'omonimo romanzo di Michael Lewis del 2003, il film (che uscirà nelle nostre sale a gennaio con il titolo «L'arte di vincere») racconta la storica impresa della squadra di baseball degli Oakland Athletics che, durante la stagione 2002, vinse venti partite consecutive stabilendo un nuovo record. Il merito fu soprattutto del General Manager Billy Beane che, dopo aver perso i suoi giocatori migliori alla fine del campionato precedente, riuscì a costruire una squadra di valore utilizzando un budget limitato e una nuova forma di calcolo statistico per decidere quali atleti acquistare.

Al termine della stagione, gli Oakland Athletics perderanno al primo turno dei playoff, mentre Billy Beane rinuncerà all'opportunità di lavorare per i ricchi Boston Red Sox, nonostante un'offerta che l'avrebbe reso il più pagato General Manager della storia del baseball.

Più che un semplice film sportivo, «Moneyball» si può quindi definire un classico ritratto del sogno americano, in questa occasione realizzato, che segue tutte le retoriche cinematografiche del caso.

Il regista Bennett Miller, tornato dietro la macchina da presa a sei anni di distanza da «Truman Capote: a sangue freddo», dirige con mano sicura il copione, a tratti ridondante, di Aaron Sorkin: il noto sceneggiatore, che in «The Social Network» aveva fatto centro nel riprodurre perfettamente il linguaggio torrenziale di Facebook attraverso le voci dei protagonisti, non riesce questa volta a ricreare del tutto quella fluidità verbale tipica dei suoi precedenti lavori. A sua (parziale) scusante, va detto che si è visto costretto a riscrivere in buona parte una sceneggiatura precedente, realizzata da Steve Zaillian.

Nonostante «Moneyball» appaia quindi un po' contratto nel trattare tematiche (sia economiche che sportive) incapaci di coinvolgere tutti, il suo messaggio universale e, se vogliamo, politico lo porterà molto probabilmente a essere tra i grandi favoriti nella corsa alle prossime statuette degli Oscar.

Tra le papabili nomination si può scommettere su quella di Brad Pitt che, sebbene i panni di Billy Beane sembrino meno difficili da vestire rispetto ad altre sue recenti interpretazioni, appare sempre più carismatico e sicuro di sé degli altri attori presenti in scena: curiosamente anche al confronto di Philip Seymour Hoffman, sacrificato in «Moneyball» nel ruolo minore del coach Art Howe.

Da segnalare, in conclusione, che durante la serata inaugurale il Festival ha consegnato il Gran Premio Torino, attribuito ogni anno a un regista diverso, ad Aki Kaurismaki, la cui ultima fatica, «Miracolo a Le Havre», esordisce nelle sale proprio in questo weekend.

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