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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2011 alle ore 08:31.

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Patrizia Valduga,
On non così! io qui uno sgocciolio?
una lumaca che si squaglia… io?
col cuore che si scioglie, che mi sciacqua
le viscere, le cosce… tutta in acqua…
E se continua, e come dubitarne?,
a poco a poco anche questa carne
si scava la sua via, se ne va via.
Oh, non ancora, no no, non la mia,
non ancora, ho tempo, dicevo, ho tempo.
Ma quale tempo, osso affamato, il tempo
del cane! Ecco, tutto mi è trascorso
in anni e anni e anni a dar di morso,
in rodermi il carvello a scorza a scorza.
A forza ferma, senza un po' di forza,
delle mie voscere le gambe vesto.
Ma non è questo, non è neanche questo,
forse non ho più gambe, non ho braccia…
Allora senza testa? senza faccia?
e che mi resta? non mi resta niente?
Mi resta la mente. Insperatamente
la mente resta. E non la mente sola
.

Da "Donna di dolori", 1991

Patrizia Valduga è nata a Castelfranco Veneto nel 1953, vive a Milano. Ha esordito nel 1982 con Medicamenta, una raccolta di poesia che contiene tutti i generi metrici tradizionali, dal sonetto all'ottava, dalle terzine dantesche alle stanze di ballata. I suoi ultimi lavori sono Lezioni d'amore (2004) e il Breviario Proustiano, appena pubblicato da Einaudi, che contiene, divise per temi, circa 1.500 pensieri tratti dalla Recherche di Marcel Proust, nella traduzione di Giovanni Raboni. Raboni è stato il suo compagno per ventitré anni, fino alla morte.

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