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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2011 alle ore 14:27.

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Una scena del film «Mientras duermes» di BalagueróUna scena del film «Mientras duermes» di Balagueró

Il Torino Film Festival e il genere thriller-horror: un connubio, da sempre presente sotto la Mole, che si è rafforzato lo scorso anno, quando la sezione Rapporto Confidenziale fu interamente dedicata alle tendenze del nuovo cinema "della paura".

Anche in questa edizione non mancano le pellicole che fanno della tensione il loro punto di forza, sia all'interno del concorso che fuori: tra queste la più attesa è «Mientras duermes», l'ultima fatica di Jaume Balagueró dopo i successi di «Rec» e «Rec 2».

Il regista spagnolo, come da sua cifra autoriale, ambienta il film all'interno di un condominio di Barcellona, sistematicamente controllato da César, il portiere dello stabile in apparenza mite e disponibile con tutti. In realtà dietro quella maschera si nasconde una mente perversa in grado di architettare un piano diabolico di cui rimarrà vittima un'inquilina del palazzo. Attraverso un sapiente uso del montaggio, Balagueró riesce a costruire una pellicola ricca di suspense e di sequenze realmente in grado d'inquietare lo spettatore. Se la regia funziona, gli evidenti limiti di «Mientras Duermes» stanno in una sceneggiatura spesso scontata e, a tratti, forzata che si trascina fino a una conclusione troppo posticcia. Tra le note positive, da segnalare l'intensa interpretazione di Luis Tosar nei panni dello psicopatico protagonista.

Pellicola per stomaci ancora più forti è «Bereavement», terzo lungometraggio del regista americano Stevan Mena. Il film si apre in una cittadina della Pennsylvania del 1989, nel momento in cui il piccolo Martin, un bambino di sei anni insensibile al dolore a causa di un disturbo genetico, viene rapito mentre sta giocando nel giardino di casa. Tenuto rinchiuso in una fattoria, si troverà impotente e terrorizzato spettatore delle atroci violenze compiute dal suo rapitore sui corpi di altre giovani vittime. Come e ancor di più che in «Mientras Duermes», è la scrittura il punto debole di questo film incapace di rimanere impresso come avrebbe dovuto e potuto.

Tra gli ultimi esempi del cosiddetto filone del torture porn, inaugurato popolarmente da «Hostel» di Eli Roth, «Bereavement» rischia infatti di annoiare più che di angosciare, lasciando molti dubbi su quale sia il reale valore di proposte come queste. Seppur questi titoli lascino un po' perplessi, il pubblico torinese è riuscito a trovare ottimi esempi di cinema horror, con tutte le declinazioni del caso, nuovamente all'interno della sezione Rapporto Confidenziale, incentrata quest'anno sulla filmografia del regista giapponese Sion Sono.

Tra gli autori asiatici più significativi dell'ultimo decennio, Sion Sono ha inaugurato la rassegna a lui dedicata, presentando «Suicide Club» (2002), angosciante ritratto sociologico sulla disperazione degli adolescenti nipponici del nuovo millennio. Nota positiva anche per i surreali «Strange Circus» (2005) ed «Exte» (2007), il torrenziale «Love Exposure» (2008), della durata di quasi quattro ore, fino al recentissimo «Himizu» (2011). Quest'ultimo, presentato in concorso all'ultima Mostra di Venezia, rappresenta il primo importante ritratto del Giappone post Fukushima, raccontato, tra speranze e preoccupazioni per il futuro, con una sensibilità degna soltanto dei più grandi autori contemporanei.

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