Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2011 alle ore 15:27.

My24
Carla Bruni e Owen WilsonCarla Bruni e Owen Wilson

Nella prima settimana di dicembre si cominciano a calare gli assi in attesa dello sprint natalizio che tra cinepanettoni e affini, mirerà più al botteghino che alla qualità. É il turno di Woody Allen, che a più di sei mesi dall'anteprima di Cannes di «Midnight in Paris» arriva nelle sale italiane, con un "all star" a Parigi, dedicato al suo pantheon creativo, letterario e artistico. Owen Wilson è uno sceneggiatore hollywoodiano che vuole diventare scrittore, e alla ricerca di ispirazione decide di fare un viaggio con la moglie nella capitale della cultura moderna.

E per una qualche magia, ogni giorno allo scoccare della mezzanotte, si trova nella Parigi degli anni '20, in mezzo a uomini e donne che ha sempre ammirato, da Scott Fitzgerald a Dalì. Ogni notte si apre un'altra Parigi, un tuffo nel passato che gli consente una fuga dalla realtà e dalla routine del presente. Allen nuota nel suo milieu culturale preferito e si vede: è di sicuro uno dei suoi migliori film degli ultimi anni, pur nella sua leziosità. Certo, il Woody degli inizi, quello degli Oscar e dei capolavori, è lontanissimo, ma «Midnight in Paris» è scritto con attenzione, girato con cura e recitato bene dal suo supercast.

E tanto basta per passare l'esame, anche se con una sufficienza stiracchiata. Voto che non avvicina, neanche un po', «Un giorno in più» di Massimo Venier, commedia sentimentale all'americana made in Italy. Tratto dal libro omonimo, il più venduto e tradotto di Fabio Volo, anche protagonista del film, è il racconto di un colpo di fulmine molto particolare tra un single impenitente e una giovane donna decisa e disincantata sull'amore, un rapporto diverso e intenso, un sentimento che va oltre le differenze (e un oceano).

Questo sulla carta, perché poi Fabio Volo - decisamente meno in forma rispetto alle sue precedenti prove cinematografiche - e la pur brava Isabella Ragonese non mostrano alcuna alchimia e la scrittura non aiuta, offrendo allo spettatore un'opera troppo lunga e poco appassionante. Decisamente migliori i comprimari, anch'essi all'americana, su tutti l'amica sfigata (un'ottima Camilla Filippi, con tre-quattro scene niente male) e il collega pedante (Pietro Ragusa, a tratti irresistibile). Resta il mistero Volo: fa tante cose, non eccelle in nessuna, ma ha successo e consensi straordinari. Beato lui, forse è proprio questo il suo grande talento, oltre a quello di offrire al cinema come sui libri aforismi-lezioni di vita "alla mano" e spesso efficaci.

Uno che invece tiene spesso e volentieri lezioni di vita e di cinema è Robert Guediguian che nel suo «Le nevi del Kilimangiaro», come l'ultimo Ken Loach, trova una bella sintesi tra le difficoltà di decodificare il mondo moderno e il suo cinema militante, arrabbiato, solidale, proletario. Qui un uomo si scopre derubato da un compagno di sventura, è diviso tra la rabbia individuale per un furto subito e quella politica-civile per il sistema che massacra lui e il suo rapinatore. Vibrante, appassionato, sensibile, ecco il miglior Guediguian dopo l'appannamento del suo "periodo armeno".

Un altro che sembra in grande spolvero è anche Andrei Konchalovsky. Sì, proprio quello di «Tango & Cash» con Stallone e Kilmer. Ora, invece, si dedica a Lo schiaccianoci 3D, dirigendo Elle Fanning - decisamente più brava della sorella Dakota - in un mix forsennato di tutto l'immaginario fiabesco della civiltà occidentale. Non solo Çaikovskji, quindi, ma tante favole, da «ll mago di Oz» al miglior Burton, passando per «Il fagiolo magico». In mano a un altro sarebbe stato un papocchio, nelle sue un gustoso, eccessivo, ispirato gioco di specchi. Un piccolo gioiello.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi