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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2011 alle ore 08:16.

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Alla tradizione orale e tipicamente siciliana, che narra le lotte tra i paladini della cristianità e i feroci saladini in una intramontabile attualità di emozioni e passioni, si ispira il nuovo romanzo di Pietrangelo Buttafuoco Il lupo e la luna, dove l'autore catanese scarta il fiabesco per il favoloso e fa un patto con il lettore, o forse gli lancia una sfida, fin dall'inizio della sua storia.
Ciò che intende fare non è rivisitare con il senno, e la lingua, di poi lontane vicende dove mito e realtà si confondono, ma esattamente il contrario: abbandonare la logica anche linguistica e letteraria di oggi per ritrovare il senso profondo di quelle remote gesta e abitarlo, questo senso ritrovato, con parole legate al "cantari" o al "cuntu", un suono verbale in aperto conflitto con l'asetticità, per lessico e sintassi, della lingua presente. Il lettore può ritrarsi, se teme la trama misteriosa della leggenda, oppure sprofondarvi con lui. Il suo eroe ha un nome storico, Scipione Cicala – un condottiero genovese secondo alcune fonti, messinese secondo altre – che, rapito fanciullo dai guerrieri corsari dell'impero ottomano, rinnegando la propria fede ne divenne condottiero: prediletto da Solimano il Magnifico per la sua bellezza, sembra, ma apprezzato da più di un sultano per il suo estremo coraggio valore e ferocia nelle battaglie contro i combattenti del cristianesimo da lui ripudiato. Ma il personaggio di Buttafuoco, sicuramente messinese, fin dalle prime pagine si lascia la storia alle spalle per inoltrarsi in un terreno immaginale dove ogni figura è un emblema archetipico: il lupo che affianca l'eroe e nel quale l'eroe deve alfine incarnarsi per essere se stesso, i fratelli nemici, la madre (strappata dal padre alla sua originaria religione islamica) che è immagine insieme di separazione e unione per i suoi figli, la bellissima Selene, la dama che rappresenta la potenza femminile opposta al potere maschile, la luna ammaliatrice che dà pace e riposo al guerriero.
Allo scrittore non interessa la psicologia dei personaggi, neanche del suo eroe, che è però sufficientemente malinconico e tormentato per conquistare l'immaginazione del lettore mentre infuriano battaglie, saccheggi, duelli in cui compare in scena anche il fantasma del terribile conte della stirpe dei Dracula, Tepes, il mostruoso Impalatore. Ciò che interessa a Buttafuoco è il percorso di un destino, che solo l'antico "cuntu" può raccontare, perché solo in una trama leggendaria ogni contraddizione è sanata dalla foga fantastica della voce narratrice e le parole possono dare vita a quei sogni a occhi aperti che si fanno da ragazzi, nei quali il male e il bene sono entrambi affascinanti e misteriosi e seguono una pista mobile e sorprendente senza costringerci a inderogabili scelte.
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Pietrangelo Buttafuoco, Il lupo e la luna, Bompiani, Milano, pagg. 200, € 18,00

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