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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2011 alle ore 08:15.

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La storia d'un grande amore, durato una vita intiera, anche se mai appagato dal reale possesso dell'altro, sta al centro di La verità, soltanto la verità, l'ultimo – delicatissimo – romanzo di Helen Humphreys, canadese nata a Londra nel 1961, autrice di altre fortunate opere come Cani selvaggi e Coventry (tutte pubblicate da Playground).
I due protagonisti di La verità, soltanto la verità sono il poeta e critico letterario francese Charles Sainte-Beuve e Adèle, moglie di Victor Hugo, coinvolti in una storia che va dal 1830 al 1870, un anno dopo la morte dell'autore di Livre d'amour e Pensée d'Août, dedicati all'amata. Le loro figure si muovono in una Parigi in preda a fermenti rivoluzionari e forti cambiamenti politici, con il ritorno alla monarchia, dopo le brevi illusioni repubblicane, che coincide con l'autoproclamazione imperiale di Napoleone III. Una città trafitta dall'epidemia di colera, solcata dalle carrette dei sotterratori, ma animata da grandi letterati (come Balzac e Hugo) e da appassionanti dibattiti culturali specie nel cenacolo di Rue Contrescarpe-Dauphine, al ristorante Magny, cui partecipano, oltre allo stesso Sainte-Beuve, Gavarni, Flaubert, Turgenev, Jules e Edmond Goncourt, Eudore Soulié, Frédéric Baudry e George Sand.
Humphreys è molto attenta ai dati storici quando ambienta nel passato le sue narrazioni (si pensi solo a Conventry, dove un'altra coppia si muove tra le macerie della città minata dai bombardamenti nazisti), e in questo romanzo, come precisa in una breve nota finale, si è basata il più possibile sulle «parole di Sainte-Beuve e di Adèle», ricostruendo una relazione tenerissima, passionale anche se "anomala" sul piano sessuale (lui era affetto da una sorta di ermafroditismo con ipospadia), in cui si scontrano, nel poeta francese, la fascinazione doppia per la donna e per Victor, visto come un «colosso di genalità» cui vorrebbe attingere anche sul piano affettivo, e in Adèle l'amore per i quattro figli e uno strano senso di dedizione al marito, così irruente e allo stesso tempo così «indifeso». Una ricostruzione ripartita in segmenti temporali al cui interno viene data voce sia a Charles che ad Adèle in capitoli alternati che fanno pensare a una impostazione epistolare.
La verità, soltanto la verità ci ragguaglia sulla predilezione di Adèle per un rapporto che, paradossalmente, mette in dubbio la forza della parola di due artisti (Charles e il marito Victor) per scegliere il linguaggio del corpo, nelle sue sfumature poetiche avvinte in una rete di tenerezze, quale unico tramite della comunicazione amorosa. Con tutte le sue ambiguità, cui i travestimenti di Sainte-Beuve, che mette talvolta abiti femminili per i loro incontri (si fa chiamare Charlotte), aggiungono una traccia di trasgressione ma anche ci illuminano sulla intercambiabilità dei sessi.
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Helen Humphreys, La verità, soltanto la verità, traduzione di Carlotta Scarlata, Playground, Roma, pagg. 238, € 16,00

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