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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2012 alle ore 18:51.

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Immaturi-Il viaggioImmaturi-Il viaggio

A dispetto delle grigie previsioni di qualche critico un po' troppo astioso, Immaturi-Il viaggio, a un anno dal boom del primo capitolo (che totalizzò ben 15 milioni di euro al botteghino) già al primo giorno mette tutti in riga. All'esordio, infatti, e con i prezzi ribassati di metà settimana, porta a casa 820.000 euro con 549 copie e, forse, fa pentire anche Giampaolo Letta e gli alt(r)i dirigenti di Medusa che gli han messo a sole due settimane il blockbuster - sequel anch'esso - Benvenuti al Nord.

Ma se è vero che Paolo Genovese lo scorso anno resistette persino allo tsunami Zalone, è probabile che il bel gruppo d'attori di Immaturi - Il viaggio resista alla grande anche quest'anno. La scelta vincente è stata, di sicuro, mantenere il gruppo unito, un team di interpreti eterogeneo ma molto amato dal pubblico, e creare un episodio autonomo e non, semplicemente, una furba appendice dell'originale.

Così gli esami di (im)maturità ritardati del film del 2011 qui diventano pretesto per un che ne sarà di noi vent'anni dopo, in cui degli splendidi quarantenni decidono di regalarsi quella gita di fine liceo che s'erano sempre negati. Un pretesto su cui innestare una ragnatela agile e divertente di storie individuali e di coppia con momenti di coralità molto efficaci.

Paolo Genovese dopo la separazione di Miniero inanella, probabilmente, il terzo colpo grosso (oltre al primo capitolo, ricordiamo anche La banda dei Babbi Natale), ma soprattutto dimostra di poter scrivere e dirigere qualcosa che va oltre un pur nobile ed efficace prodotto commerciale. Lo si intuisce in alcuni dialoghi, nella storia più adulta e profonda tra Anita Caprioli e Paolo Kessisoglu, in quell'Ambra utilizzata come un jolly che regala tensione e umorismo, nell'esilarante duetto Ricky Memphis-Maurizio Mattioli in cui viene inserito un Raoul Bova sempre più a suo agio nella commedia.

Il regista, un po' sarto e un po' direttore d'orchestra, cuce e dirige un film che, in quel di Paros, incantevole località greca, cerca il respiro della commedia popolare e pop che tanto piace all'estero e tanto viene snobbato in Italia (solo dagli addetti ai lavori). E anche i personaggi meno modellati e con un respiro più corto vengono però sostenuti da attori efficaci (vedi Zingaretti e Ocone) così come da belle scoperte (splendida Rocìo Munoz, tentazione perfetta, efficacissima la finto-emancipata Francesca Valtorta). A questo si aggiunga la ciliegina sulla torta di una colonna sonora che cuoce a puntino lo spettatore - capitanata da Il viaggio, di Daniele Silvestri - e per un paio d'ore di spensierato e un po' sdolcinato intrattenimento non avrete nient'altro da chiedere.

Ad affrontare nel weekend quest'opera italiana ci sarà niente meno che Clint Eastwood. Che, però, almeno a giudizio di chi scrive, regala un'altra delusione dopo "Hereafter". Il suo "J. Edgar" presenta uno dei personaggi più controversi e fondamentali della storia moderna americana, il superboss del FBI J.E.Hoover, annodandosi in una dimensione intima-ossessivo-morbosa che penalizza, insieme al trucco decisamente grottesco, la straordinaria interpretazione di Leonardo Di Caprio (ottima anche la "segretaria" Naomi Watts). E così l'opera risulta imponente e a volte interessante, ma fondamentalmente sbagliata e fuori fuoco: si cerca l'anima nera del Potere, si trova un uomo trattato con un'indulgenza che, storicamente, non merita per un'omosessualità sofferta e nascosta.

Merita grande attenzione invece "Tutti giù per aria", documentario gioiello nato dall'idea di un cassintegrato Alitalia, Alessandro Tartaglia Polcini, e diretto dall'ottimo Francesco Cordio (coautore del bellissimo lavoro sugli Inti-Illimani, dove cantano le nuvole). Fatto nel 2009, esce quest'anno grazie al coraggio di Distribuzione Indipendente, realtà davvero interessante in un cinema italiano in crisi di mezzi ma, a volte, non di idee. La storia della protesta del 2008 contro l'acquisizione di Alitalia da parte di un pool di imprenditori vicini all'allora presidente del Consiglio Berlusconi, viene raccontata dall'interno, con partecipazione e bravura. Da vedere, perché sulla vicenda ci hanno raccontato poco. E male.

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