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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2012 alle ore 19:24.

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Questo libro è stato scritto nella speranza di dare un contributo a quello che io ritengo essere il compito più pressante della filosofia analitica, ossia la costruzione di una teoria soddisfacente del significato. Sulla base di questa teoria capiremo più chiaramente i requisiti che qualsiasi singola proposta di analisi concettuale deve soddisfare, e quindi come affrontare i problemi filosofici in generale; in particolare, saremo nella condizione idonea per affrontare di petto i problemi metafisici concernenti il realismo, ai quali ho fatto cenno. Ma poiché il contributo che questo libro cerca di dare è solo la costruzione di una base e poiché nel far ciò ho fatto uso in alcuni punti di concetti tecnici della logica formale, esso rischia di provocare quella avversione che il profano troppo facilmente si concede di provare nei confronti della filosofia analitica. Il profano vuole che il filosofo gli dia una ragione per credere o non credere in Dio, nel libero arbitrio, nell'immortalità. In questa introduzione non ho sollevato questi problemi, ma ne ho sollevato altri di quasi pari profondità (abbiamo libero arbitrio? può l'anima, o la mente, esistere separata dal corpo? come possiamo dire che cosa è giusto e che cosa è sbagliato? ma vi è affatto qualcosa di giusto o di sbagliato o è solo una nostra invenzione? potremmo conoscere il futuro o modificare il passato?): non mi propongo però di dare loro risposta. Mi propongo solo di cercare di fornire una base da cui intraprendere la ricerca di una risposta. A vari stadi della mia costruzione impiego nozioni tecniche che esulano dal repertorio del profano, e ciò non fa che peggiorare le cose.

Non chiedo scusa. Gli scritti filosofici del passato e anche dei nostri giorni offrono risposte ai grandi problemi della metafisica; e le risposte di solito non soddisfano nessuno eccetto il proponente. È per il fatto che si tratta di problemi di eccezionale difficoltà che gli sforzi di tante persone d'ingegno, nel corso di molti secoli, non hanno prodotto risposte reputate giuste per consenso generale.

Certamente i loro sforzi congiunti ci hanno portato un po' più vicino alla scoperta della risposta, ma, per il momento, non ancora sufficientemente vicino da consentirci di dire in che cosa consisteranno le risposte quando le avremo trovate. Questo ritmo di marcia penosamente lento è dovuto, a mio avviso, alla sottovalutazione, anche da parte dei pensatori più profondi, della difficoltà dei problemi con cui sono alle prese. Di conseguenza, nelle loro argomentazioni prendono scorciatoie pericolose e si illudono di essere giunti a soluzioni definitive, quando nei loro ragionamenti v'è molto di opinabile. Io credo che faremo progressi più rapidi se affronteremo il nostro compito più metodicamente e più lentamente, come coloro che scalano una montagna si assicurano di avere un appiglio sicuro prima di compiere il passo successivo. La filosofia è dopo tutto un'arte, come saper riparare le tubature.

Molti anni fa un idraulico, venuto a casa nostra per fare una riparazione urgente che mia moglie aveva invano cercato di fare da sola, mi disse: «Ma non vorrà mica farla a mani nude, come la sua gentile signora qui presente?». La filosofia mi interesserebbe assai meno se non ritenessi che alle grandi questioni metafisiche si possano infine trovare risposte capaci di riscuotere un consenso generale; non avrei però scritto questo libro se non fossi anche convinto che è meglio non cimentarvisi a mani nude.

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