Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2012 alle ore 19:05.

C'è voluto tempo perché la filosofia fosse riconosciuta come una disciplina a sé. Nell'Ottocento la psicologia si distaccò gradualmente dalla filosofia, un distacco che alcuni rimpiangono tuttora. Nel Novecento la logica matematica germogliò dalla filosofia, quale ramo della matematica, generando a suo volta l'informatica. Le scienze cognitive sono figlie, illegittime si potrebbe dire, della filosofia. Non credo però che la filosofia sia solo la madre delle scienze, la matrice di vapori surriscaldati in cui si formano nuove stelle che si mettono a brillare di luce propria. La filosofia potrebbe generare discipline che oggi non riusciamo a immaginare, ma ci sono forme di indagine filosofica che non saranno mai assorbite dalle scienze.

Nelle università la filosofia si trova tra gli studi umanistici o artistici, non tra quelli scientifici. Perché l'abbiamo categorizzata in tal modo? Diversamente dalle scienze, la filosofia si porta dietro il proprio passato. Uno studente di fisica - ma non di storia, e della fisica - non ha bisogno di leggere Newton o Maxwell e nemmeno Einstein: gli basta un buon resoconto delle loro teorie. Il lavoro di uno scienziato lascia un residuo che può essere incapsulato in un'esposizione moderna. Ciò non accade per gli scritti dei filosofi che in questo somigliano alla poesia e al teatro, nel senso che la possibilità di estrarne qualcosa di nuovo non è mai preclusa. Una buona educazione alla filosofia deve comprendere una formazione in storia della filosofia, sulle fonti originali.

Per questa ragione la filosofia non è considerata materia "tecnica" come la matematica, le scienze naturali e quelle sociali. La filosofia è accessibile al grande pubblico istruito mentre le materie tecniche lo sono solo per chi ha ricevuto un'apposita formazione. Le persone istruite conoscono i nomi dei grandi filosofi occidentali, ma sono molto meno coloro che conoscono i nomi dei grandi matematici (Cartesio e Leibniz fanno eccezione, erano anche filosofi). É facile procurarsi le opere dei grandi filosofi, in traduzione o nell'originale. Chi è attratto dalla materia o da un particolare filosofo può leggere i classici senza difficoltà, non è necessaria l'estesa formazione richiesta dalle opere di matematica. Se serve aiuto per capire o valutare la propria lettura di Platone, Cartesio, Spinoza, Kant, Husserl o altri, le introduzioni e i commenti ben fatti abbondano. Perciò, al contrario delle scienze naturali e della matematica, la filosofia non ha perso il proprio posto nella cultura alta.

In Europa, la maggior parte delle persone istruite ha letto qualcosa di filosofia, almeno qualche dialogo di Platone. Nel medioevo, il libro più letto era il De consolatione philosophiae di Boezio. Anche se non c'è un saggio di filosofia contemporanea di cui si possa dire altrettanto, resta il fatto che un numero significativo di europei si tiene al corrente delle nuove tendenze della filosofia e dà almeno un'occhiata ai libri pubblicati in questa disciplina. Mi ha colpito che un quotidiano italiano - «Il Sole-24 Ore» - abbia pubblicato articoli miei, di Gianni Vattimo, Angelo Marchesi, Enrico Berti, Vittorio Possenti, John Haldane e Armando Massarenti. Una cosa del genere non sarebbe concepibile in Gran Bretagna, devo ammettere con imbarazzo, ma lo è in Francia e in Germania e forse in altri Paesi continentali. La filosofia, pertanto, soddisfa ancora i tre criteri di appartenenza alla cultura alta.

Fra gli europei, pare essere diffusa l'influenza di Cartesio. Il suo dualismo ha suggerito domande strampalate come: «Gli animali hanno un'anima?». La nostra visione delle altre creature è stata affetta, e forse infetta, dalla visione meccanicistica degli animali. Oggi alcuni filosofi, della scuola analitica in particolare, sono imbevuti della visione meccanicistica prevalente tra gli scienziati. Considerano perplessi la natura e l'utilità della coscienza e si chiedono che senso abbia la sua esistenza. Domande simili sono il retaggio del dualismo cartesiano, ritenuto ormai un ostacolo al materialismo totale al quale aspirare. Tali sono gli effetti disgraziati di idee filosofiche che filtrano nel pensiero della "gente" e impressionano certi filosofi sebbene siano espresse da scienziati privi di formazione filosofica. Questi effetti illustrano tuttavia il gioco quasi impercettibile tra il pensiero dei filosofi di professione, degli scienziati e di coloro che non hanno mai letto un articolo né di scienza né di filosofia.

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi