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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2012 alle ore 15:43.

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Era il 1996, quando la Repubblica Federale Tedesca decise di dedicare il 27 gennaio alle vittime del nazionalsocialismo, scegliendo il giorno in cui, nel 1945, era stato liberato il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.

Un anno dopo anche l'Austria scelse di ricordare le vittime della Shoah, ma optò per un'altra data, quella del 5 maggio, giorno della liberazione di Mauthausen, il campo principale di una galassia di una cinquantina di luoghi dell'orrore, sparsi nella Regione di Linz. Vi erano altri spaventosi teatri dell'efferatezza nazista, ma Mauthausen, come Auschwitz, toccava un gran numero di Paesi, perché lì la macchina della morte era stata elevata a sistema industriale e aveva falcidiato trasversalmente alle provenienze nazionali.

Luogo simbolo dunque. E in Austria ancor più, perché compreso nel territorio nazionale, e perché diversi esponenti di primissimo piano della ricostruzione democratica del Paese nel secondo dopoguerra, furono internati a Mauthausen. Lo stesso Simon Wiesenthal vi era stato prigioniero fino all'ultimo giorno e da lì, subito dopo, aveva iniziato la sua inesorabile caccia ai nazisti.

Dunque per un Paese sempre più spesso accusato di aver indugiato nel ruolo di prima vittima del nazismo, onde non dover guardare dentro ai propri buchi neri, quella di Mauthausen è stata al tempo stesso la scelta del più grande e articolato Lager austriaco, ma anche un'autocertificazione dell'esistenza di un movimento di Resistenza nazionale, e della volontà di una decisa riscossa etica. E ha configurato perciò un'adeguata vetrina per commemorazioni al tempo stesso internazionali e patriottiche, su cui convogliare sforzi e mezzi ministeriali, anche a costo di lasciare nell'ombra e a secco di indispensabili aiuti economici e organizzativi, altre realtà altrettanto importanti.

Per decenni l'Austria ha lasciato distesa sopra il suo passato nazista una coltre di piombo. E sono stati soprattutto eventi esterni ‐ le accuse dall'America a Kurt Waldheim dal 1986, per esempio ‐, ma anche il progressivo decesso di esponenti del Terzo Reich, ad avere innescato il disvelamento di segreti atroci, che tuttavia è avvenuto e ora vede un Paese più aperto al ricordo, benché non ancora coeso attorno all'idea della necessità di quell'opera di scavo. Dalla metà degli anni 80 una nuova generazione di storici ha consegnato all'opinione pubblica dati agghiaccianti quanto inconfutabili, che hanno fatto via via del presente austriaco un enorme cantiere con sorprese macabre in molte direzioni. Anche lo Stato ha fornito strumenti validi a questo lavoro di sminamento: in primis dal 1998 una legge sulla restituzione, un'efficace commissione di storici e un fondo per le vittime del nazismo. E si è prodotta una miriade di iniziative private.

Tutte le possibilità di Internet sono state messe a frutto e oggi sono molti in Austria i siti che informano bene e promuovono il dibattito (ad esempio: www.erinnern.at,www.mauthausen-memorial.at, www.gusen.org, audioweg.gusen.org,de.nationalfonds.org o www.hoerspuren.at). E contribuiscono ad affrancare quei fatti anche storici dall'oblio, consegnandoli al presente e al futuro in forma fruibile ed esperibile, come è il caso del portale erinnern.at, pensato soprattutto per le scuole.

Gli effetti talvolta di profondo disturbo sulla società austriaca indotti da tutte queste azioni, hanno fornito continua linfa vitale al confronto col passato, rendendo ogni commemorazione sostanziale ed evitando finora il pericolo dello svuotamento verso rituali autoreferenziali.

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