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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2012 alle ore 10:19.

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Era scritto nel destino che Christo Javacheff, nato in Bulgaria il 13 giugno 1935, e Jeanne –Claude Denat de Guillebo, nata in Marocco lo stesso giorno e lo stesso anno, un giorno si sarebbero incontrati. Fu a Parigi nel 1958, da allora diventarono una cosa sola, sia sentimentalmente che artisticamente. Nacque così l’ensemble Christo e Jeanne – Claude, conosciuti per l’arte del “wrapping” (dell’impacchettamento).

L’idea di avvolgere oggetti in tessuti di vario genere sembra sia scattata a Christo durante i corsi accademici a Sofia, ma è a Parigi, nell’ambiente del Nouveau Réalisme, dove iniziò a mettere in pratica ciò che precedentemente aveva solo sfiorato imballando scatole, barili, bottiglie, automobili, alberi, per poi passare a edifici e paesaggi. 

A raccontare l’arte concettuale di questo duo indivisibile (solo la morte nel 2009 allontanò Jeannne-Claude da Christo) è la mostra Christo and Jeanne – Claude. Opere nella collezione Würth, allestita fino all’8 settembre all’Art Forum Würth di Capena (www.artforumwuerth.it), in provincia di Roma. E’ un viaggio tra oggetti impacchettati come sedie, tavoli, bidoni di petrolio, biciclette e violini, ma soprattutto tra i disegni di quei progetti creativi e “folli” che li hanno resi popolari.

Era il 1969 quando Christo e Jeanne-Claude si sono messi a impacchettare 93mila metri quadri di costa australiana con un tessuto bianco, mentre era il 1983 quando la loro installazione in polipropilene rosa ha occupato per diversi giorni le isole disabitate di Biscayne in Florida. In mostra le fotografie e i progetti con disegni, cartine topografiche e materiale utilizzato annessi. Si tratta di un’arte su larga scala, inquadrabile nella cosiddetta “land art”, che vuole stupire l’osservatore. “Il loro lavoro non ha alcuna implicazione politica o sociale – commenta il curatore Gianni Mercurio – vuole solo creare reazioni di godimento e di gioia all’osservatore”.

Hanno impiegato 24 anni per riuscire a impacchettare il Reichstag, e ne è valsa la pena, è diventato uno delle loro creazioni più riuscite, visitata da quasi cinque milioni di persone. I drappeggi argentati che disegnavano le nuove forme del parlamento tedesco hanno lasciato il segno.

E non si sono fermati qui. In mostra passano in rassegna i collage, i disegni a matita, carboncino e pastello del progetto “The Gates” del 2005, che implicava la disposizione di oltre settemila porte con tende arancioni lungo i 37 chilometri di sentieri di Central Park a New York. Quelli utilizzati nel 1974 per allestire la copertura delle mura romane nei pressi di Villa Borghese. Ci sono voluti 40 giorni per imballarle. Un anno dopo è toccato al monumento di Vittorio Emanuele in piazza Duomo a Milano.

Ora spetta al fiume Arkansas, in Colorado, confrontarsi con l’arte di Christo e Jeanne-Claude. Nel 2014 sarà attraversato per 67 chilometri da un tessuto argentato e lucente. Poi Christo sparerà il fuoco d'artificio finale: 35mila barili di petrolio impacchettati ad Abu Dhabi. Era l’ultima creazione sfornata insieme.

Christo and Jeanne – Claude. Opere nella collezione Würth

Art Forum Würth, via della Buona Fortuna, 2, Capena (RM)

Dal 23 gennaio all’8 settembre

www.artforumwuerth.it

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