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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2012 alle ore 08:15.

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Scrivi Marco Vannini appare il file mistica. Senza il suo attento lavoro di riscoperta e di traduzione, iniziato più di trent'anni fa, ignoreremmo testi importanti dei maestri dello spirito come Eckhart, Taulero, Angelus Silesius. I loro nomi e le loro parole non sarebbero entrati nella nostra biblioteca e nei nostri ragionamenti. Il misticismo appartiene alla categoria del pensiero forte, tutt'altro che sentimentale e per personalità fragili. Al contrario, viaggia in bilico tra l'ortodossia e l'eresia; così come la vita solitaria e controcorrente del mistico non sempre è compresa, spesso sospettata. La passione assoluta, esclusiva e personalissima per Dio scombussola la razionalità degli altri e mette sottosopra la propria: solo a lui è concessa l'esperienza dell'estasi, della visione, della conversazione faccia a faccia, del "rapimento" in Dio.
Il mistico abbatte i confini della ragione ed entra con tutto il corpo nei territori fisici della fede. Soprattutto gli è consentito di esplorare le aree sconosciute. Il credente vive di fede, ne fa esperienza come appartenenza a una chiesa, a una comunità, prega. Pratiche rispettate con il massimo rigore dal mistico. Ma a lui viene dato un dono in più, spesso incompreso. Questa specifica peculiarità appassiona Vannini che non cessa di approfondirla. Con gli ultimi saggi - anche il controverso Prego Dio che mi liberi da Dio (Bompiani, 2010) con a tema la religione come verità e come menzogna - lo studioso rilancia il pensiero mistico nel dibattito attuale tra credenti e non credenti per suggerire piste di riflessione sul significato del credere e della contemporaneità di Dio e per affermare quanto la postmodernità stia ripescando questioni etiche e di senso che trovano riscontro nei testi da lui studiati. Dialettica della fede, saggio uscito per Le Lettere, ricostruisce il pensiero hegeliano attorno al concetto di fede per mostrare quanto pesino le opere di Eckahart nella elaborazione del filosofo tedesco. Fede come dialettica perché muove la razionalità, ne è all'origine, anima la ricerca. Il saggio si compone di quattro approfondimenti: uno sulla fede come distacco in Eckhart, uno sulla fede come "Notte oscura" (un approfondimento di san Giovanni della Croce in relazione sempre al mistico medievale) e due che esaminano il concetto hegeliano di fede. Emerge quanto l'esperienza elettiva della mistica attraverso il "distacco", l'"abbandono", la "visione" sia un superamento di confini che porta la razionalità nell'irrazionale per ritornare nella realtà quotidiana e nell'esercizio della ragione con una nuova intelligenza e nuove capacità interpretative. La mistica getta luce sull'esperienza quotidiana e le offre parole e concetti per esprimere con più forza la fede. Va detto, però, che quando si entra nella storia del misticismo, si incorre in un rischio: dimenticare che ciò che muove quegli uomini e quelle donne è il desiderio di Cristo per arrivare a Dio. I mistici volano alto come aquiloni, ma un filo li lega a terra, alla comunità degli uomini e della chiesa. Se il filo si spezza o si taglia, l'aquilone si perde nell'azzurro del cielo oppure si schianta al suolo.
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Marco Vannini, Dialettica della fede,
Le Lettere, Firenze, pagg. 154, € 16,50

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