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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2012 alle ore 08:18.

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Parte pianissimo, è quasi impercettibile. Un bagliore fosforescente sulla volta celeste. Adagio, o precipitando, prende forma: è una feritoia di luce verde che lancia saette in rapida successione, come tasti pigiati su un piano indiavolato. Scompare. Ecco il lacrimoso colare d'un getto di vernice scagliato da un titanico action painter. Poi il colore si rapprende in un'ampia fascia di luce. Si muove sinuosamente, viva, maestosa. Traversa da parte a parte l'intera cupola della notte. Torcendosi, mentre altre zone del cielo s'infiammano: lingue di fuoco verdastro s'arricciano, s'allungano, s'annodano seguendo un ritmo misterioso, un crescendo corale. L'aurora boreale è quasi un'esperienza musicale. Immensa, mozzafiato, primordiale, imprevedibile. Quando pare d'averne afferrato il ritmo, è allora che cambia. Disorienta, trascende, ispira come una sinfonia superba, come un'opera d'arte.
«Ha cercato di descriverla con la musica Ole Olsen, compositore del Nord della Norvegia contemporaneo di Edvard Grieg, in Asgaardsreien e nel quarto movimento del l'apertura della Sinfonia n. 1» spiega Christian Lindberg, famoso trombonista svedese. L'anno scorso le ha registrate entrambe con la Arctic philharmonic orchestra, che dirige. Costituita due anni e mezzo fa nelle città della Norvegia artica di Bodø e Tromsø, è la più giovane orchestra sinfonica del mondo, oltre che quella più a Nord. Primato, quest'ultimo, condiviso da più o meno tutto ciò che accade in questi luoghi remoti, situati sul 69° parallelo.
Lindberg e la neonata orchestra sono uno dei protagonisti del «Nordlys festivalen» di Tromsø, il festival della «luce del nord», come qui è chiamata l'aurora boreale (http://nordlysfestivalen.no). Ha debuttato 25 anni fa dedicandosi alla musica classica e all'opera, ma poi si è aperto alla musica jazz e folk, arricchendosi con spettacoli di danza, combinazioni di poesia, cinema e musica, concerti per bambini. Sul piccolo palco di quest'antica stazione di caccia alla foca sono saliti artisti di grande valore, solisti del calibro di Yuri Bashmet, Michala Petri o Leif Ove Andsnes e, negli ultimi tre anni, l'opera o il corpo di ballo del teatro Mariinsky di San Pietroburgo. Per l'anno prossimo la promessa è di un programma di pari livello.
La manifestazione si apre alla fine di gennaio con l'arrivo dei primi raggi di sole e celebra l'oscurità, con compositori del Nord Europa ma non solo. Riempire di suoni caldi le lunghe ore dell'inverno artico è un ottimo rimedio per spazzare via la malinconia lasciata dal buio nei 60mila abitanti di Tromsø ma anche nei turisti che arrivano a queste latitudini nella speranza di vedere l'aurora boreale. È infatti tra il 60° e il 70° parallelo che è più probabile si manifesti. E in questa cittadina su un'isola circondata da montagne di 1.400 metri e toccata dalla corrente del golfo, il freddo non è terribile.
«Ogni anno cerchiamo di invitare i migliori artisti mondiali, ma anche di scoprire nuovi talenti. Abbiamo portato qui musicisti giovanissimi e sconosciuti che ora sono famosi, come il pianista Olli Mustonen o i violinisti Marianne Thorsen e Henning Kraggerud, o la giovane Grace Kelly. Venne a soli 14 anni e poi suonò per Obama. Scrive sul suo sito che l'esperienza di Tromsø è stata la più bella della sua vita», afferma Ulf Jensen, da sempre direttore del festival. Ed è così che sullo stesso palco che nei giorni scorsi ha ospitato il Viaggio a Reims dell'opera del Mariinsky (andato esaurito in 30 minuti), o Larry Carlton e il suo quartetto, si è visto arrivare il ventiquattrenne Pål Moddi Knutsen, scalzo, arruffato, con un vecchio maglione norvegese. Imbracciata la fisarmonica ha cantato con l'orchestra una musica dalla potenza coinvolgente. Come belle e appassionanti sono state le melodie popolari riarrangiate dalla giovanissima violinista Julie Alapnes Norman.
La tradizione artistica di Tromsø risale alla fine dell'Ottocento (il primo impiegato comunale fu un musicista) e in attesa della notte giusta per osservare l'aurora boreale si possono ascoltare concerti a tutte le ore. Come quelli gratuiti all'ora di pranzo, nella sede del festival, un'accogliente costruzione in legno del 1789 che è la casa più antica della città, o all'aperto sul palco di neve nella piazza principale. Al pomeriggio e alla sera la musica si sposta in un cinema del 1915, uno dei più vecchi ancora in funzione o nella bella "cattedrale dell'Artico" (Ishavskatedralen) che simboleggia l'incontro tra due piattaforme di ghiaccio. Fino alle 4 del mattino si può sentire suonare dal vivo sul celebre battello postale Hurtigruten.
Ma il festival, che si è chiuso ieri, non è l'unica attrattiva culturale dei mesi più bui dell'anno: la metà di gennaio è occupata da un ricco festival di cinema con 80 film e 50 titoli di corti e documentari (sottotitolati in inglese) che stacca 57mila biglietti l'anno. «Ai primi di gennaio c'è anche la Polar night race – racconta Jens Johan Hjort, lo sportivo sindaco di Tromsø –: una mezza maratona nel buio del mezzogiorno, l'opposto della Midnight sun marathon, che d'estate fa il tutto esaurito. E da lunedì inizia la settimana dedicata alla cultura sami (le popolazioni indigene del Nord della Norvegia, della Finlandia, e della Svezia, ndr)». Eletto da pochi mesi, il sindaco sottolinea come la partnership artistica con il Mariinsky («una delle più belle esperienze culturali della mia vita») abbia aiutato la città a sviluppare le relazioni d'affari con i russi, che non sono state semplici dopo decine d'anni passati fianco a fianco ma divisi da una frontiera quasi impenetrabile.

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