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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2012 alle ore 11:55.

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Vasco RossiVasco Rossi

Se è vero - come recita l'adagio - che ogni epoca ha gli eroi che si merita, ciascun popolo ha le rockstar che meglio lo rappresentano. Agli americani sono toccati in sorte il bacino di Elvis, i proclami di Dylan e gli sfoghi del Boss, il Regno Unito si ritrova i trip di Lennon, le slinguazzate di Jagger e i palchi incendiati da Sid Vicious, l'Irlanda esporta in tutto il mondo gli appelli ecumenici di Bono.

Noi italiani, popolo di santi, navigatori (una volta almeno lo eravamo) e poeti, dobbiamo fare i conti con un concentrato di contraddizioni in forma di cantante: il «provoca(u)tore» (la definizione è sua) Vasco Rossi. Una leggenda ambulante da almeno trenta milioni di album venduti dal 1978 a oggi che domani, 7 febbraio 2012, compie la bellezza di 60 anni.

Il traguardo, per chi fa il suo mestiere e ne frequenta gli eccessi, non passa mai inosservato: i Beatles (che pure da giovani si immaginavano a 64 anni) e gli Who (quelli di «I hope I die before I get old») sono arrivati «dimezzati» all'appuntamento. Meno fortunati tanti altri loro colleghi, a partire da quelli che compongono il Club J27. Logico che per il Blasco nazionale fiocchino gli omaggi, sulle colonne dei quotidiani e sulle bacheche dei 2,77 milioni di fan di Facebook. Ma cosa ha reso leggenda questo signore della provincia di Modena, il cui mai celato sovrappeso indurrebbe a pensare più al diploma di ragioniere conseguito da ragazzo che alla Taylor imbracciata davanti agli 80mila di San Siro?

Pezzi cantati «di pancia» e anacoluti. Prima risposta plausibile: in Italia il grande pubblico sa più di «canzoni» che di rock e Vasco, più che essere un rocker vero e proprio, è soprattutto un cantautore. Particolarissimo, per giunta: niente a che vedere con la tensione letteraria di De André, la militanza di Guccini e l'ermetismo di De Gregori. Del cantautore ha l'essenzialità armonica e l'efficacia melodica. Ma è il cantautore dei semplici, idealmente contrapponibile alla stagione dell'impegno degli anni Settanta e – non a caso - a suo modo icona degli Ottanta. Non sa che farsene della rivoluzione, preferisce una «Vita spericolata» nella quale ritrovarsi «come le star/ a bere del whisky al Roxy Bar». Compone un'ode al suo «Fegato, fegato spappolato» e non lesina espressioni sessiste e persino un po' razziste in «Colpa d'Alfredo». A una lei ideale non evita candidi complimenti: «Sei chiara come un'alba/ sei fresca come l'aria». Parla semplice, come farebbe il vostro vicino di casa emiliano. E come il vostro vicino di casa emiliano canta «di pancia», infiocchettando il discorso con qualche anacoluto. Tra i più celebri: «Voglio trovare un senso a tante cose/ anche se tante cose/ un senso non ce l'ha».

L'idolo maledetto. Avrà sicuramente contribuito al suo successo la fama di «maudit» consolidatasi, pezzo dopo pezzo, in 34 anni di carriera: la canzone «Bollicine» che un po' ironizza sullo strapotere della pubblicità, un po' magnifica le sorti di chissà quale Coca-Cola, la dipendenza dagli ansiolitici, due arresti per possesso di cocaina. I benpensanti gli danno dello «sballato», i fan lo adorano ancora di più. Poi un po' di questioni legate al fisco: agli onori della cronaca, nelle ultime settimane, un accertamento dell'agenzia delle Entrate che per il 2008 gli contesterebbe un reddito imponibile per 10,3 milioni contro i 5,8 dichiarati dal cantante. Accuse cui Rossi ha replicato, come fu due anni fa, quando gli venne contestata una frode fiscale per la storia dello yacht preso in affitto da una società di sua proprietà.

L'eroe borghese. Per chi non l'avesse capito: accanto all'icona rock, c'è un eroe tipicamente borghese. C'è il (quasi) sessantenne che scopre i social-network e affida loro le proprie esternazioni sul mondo in forma di cliccatissimi «clippini». C'è il personaggio pubblico che si dimostra fragile quando rivela, via internet, dettagli privati sulle proprie condizioni di salute. C'è il cantore della libertà («Noi siamo liberi, liberi/ liberi di volare») che reputandosi offeso fa causa al sito web di satira Nonciclopedia. Salvo ritirare querela quando, sempre su internet, scoppia una rivolta che ne mina la popolarità. C'è il vecchio leone che segna il territorio per tenere lontani eventuali concorrenti (poco) più giovani, come Luciano Ligabue. C'è l'Italia che – da perfetto Paese di santi, navigatori e poeti – predica, vagabonda e dice. E inevitabilmente si contraddice.

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