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Questo articolo è stato pubblicato il 09 febbraio 2012 alle ore 13:48.

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Avrebbe dovuto essere una celebrazione della vita e dell'opera del pittore britannico contemporaneo piú famoso e celebrato dalla critica. Ci sono voluti cinque anni di studi e di ricerche, in stretta collaborazione con l'artista, per recuperare suoi quadri dispersi in collezioni private in tutto il mondo. InveceLucian Freud è morto all'improvviso nel luglio 2011 e la grande retrospettiva della National Portrait Gallery, che apre oggi, è diventata un omaggio postumo.

Difficile immaginare un omaggio piú sentito o una mostra piú completa: 130 quadri, tutti ritratti, che tracciano una carriera lunga oltre settant'anni, dal primo autoritratto del 1943 al «Portrait of the hound», ritratto del suo collaboratore David Dawson e il suo cane, al quale stava ancora lavorando quando è morto lo scorso anno. Rimasto incompleto, è esposto al pubblico per la prima volta, dimostrazione di quanta vitalità creativa Freud avesse fino all'ultimo giorno di vita.

L'artista, il cui nonno era lo psicologo Sigmund Freud, aveva capito fin da ragazzo che la sua missione era dipingere la figura umana e per tutta la vita ha esplorato attraverso la pittura la presenza fisica delle persone. Fin dall'inizio, non c'è traccia di sentimentalismo o di adulazione nei suoi ritratti, che sono realistici, forti, crudi al punto da essere a volte difficili da guardare, soprattutto i nudi per i quali era giustamente famoso. Nessuno, ha detto un critico, ha mai rappresentato la carne umana come Freud, artista che cercava il vero e non il bello.

Tutti i suoi soggetti ricordano come chiedesse loro di posare per lunghissimi periodi, osservandoli per ore, lasciandoli in posa anche quando stava dipingendo la stanza o lo sfondo, perché voleva osservare e cogliere l'impatto che la presenza fisica della persona ha sullo spazio che occupa. Per questo affrontava e dipingeva ogni soggetto con la stessa intensità quasi violenta, che fosse un'amante o uno sconosciuto, un amico artista o la Regina.

In molti casi è tornato a dipingere una serie di ritratti della stessa persona, una costante esplorazione attraverso la pittura: nella mostra c'è ad esempio una sala dedicata a «Big Sue», una donna che ha affascinato l'artista per l'abbondanza rubensiana delle sue forme. Uno dei ritratti, «Benefits supervisor sleeping», nel 2008 era stato acquistato dal miliardario russo Roman Abramovichper 33,6 milioni di dollari, oltre 17 milioni di sterline, segnando un record per un pittore contemporaneo.

Seguendo una lunga tradizione da Rembrandt a Van Gogh, Freud ha anche negli anni dipinto diversi ritratti della madre Lucie, che riescono a trasmettere la forte personalità del soggetto e il grande rispetto e affetto del figlio, pur senza un briciolo di sentimentalismo. Anche nell'ultimo quadro del 1984, in cui la madre ormai molto anziana è sdraiata con lo sguardo fisso nel vuoto come a contemplare la prossima morte, si resta colpiti dalla forza di carattere della donna. Forza che ha chiaramente trasmesso al figlio, ora ricordato con una mostra che rende giustizia e omaggio a uno straordinario artista.

LUCIAN FREUD PORTRAITS
9 febbraio – 27 maggio 2012
National Portrait Gallery, Londra
www.npg.org.uk

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