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Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2012 alle ore 08:18.

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In una democrazia liberale un'opera intellettuale può essere censurata solo se il suo contenuto è diffamatorio verso persone o istituzioni. Da questo punto di vista, la sentenza del tribunale di Lille non ha alcun fondamento. Chiunque può verificarlo, confrontando le interviste complete agli psicoanalisti, messe a disposizione dalla regista, e le versioni tagliate per far rientrare il prodotto in una durata accettabile e trasmetterlo televisivamente.
Allora: come non vedere nella sentenza del tribunale di Lille l'ombra lunga della censura ideologica? Di un uso improprio della giustizia, per mancanza di argomenti, al fine di tutelare una posizione di privilegio immeritata e dannosa?
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