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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2012 alle ore 18:24.

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James Joyce (1882-1941), scrittore irlandese, Parigi - 1934 Roger-Viollet/AlinariStudio LipnitzkiJames Joyce (1882-1941), scrittore irlandese, Parigi - 1934 Roger-Viollet/AlinariStudio Lipnitzki

Scritta nel 1936 è rimasta inedita fin qui anche se porta la firma di uno fra i massimi autori del secolo scorso. La fiaba I gatti di Copenhagen di James Joyce (1882-1941), recentemente scoperta, è stata pubblicata per la prima volta a Dublino da una piccola casa editrice, Ithys Press, che l'ha messa in vendita con un'edizione a tiratura limitata di 200 esemplari illustrati: i prezzi vanno dai 300 ai 1.200 euro a seconda del tipo di carta usata per la stampa.

La storia fu scritta in una lettera il 5 settembre 1936 per il nipote del romanziere irlandese, Stephen James Joyce, all'epoca un bimbo di quattro anni che viveva in Francia, ed è intitolata «The Cats di Copenhagen». lI raccontino fiabesco fu ispirato da una vacanza nella capitale della Danimarca compiuta in quel periodo dall'autore di «Gente di Dublino».

L'editore Anastasia Herbert ha spiegato che si tratta di «un racconto gemello un pò più breve» di «The Cat and the Devil» (Il gatto e il diavolo) scritto sempre per il nipotino qualche tempo dopo e finora nota come l'unica favola di Joyce. «È una piccola gemma, che riflette l'umorismo, sorprendendo per la sua squisitezza narrativa», ha detto Herbert. La favola, ambientata in una Copenhagen dove nulla è come sembra e secondo Ithys Press nell'immagine dei gatti ci sarebbero elementi di «anti-autoritarismo se non addirittura di anarchia».

La pubblicazione dell'inedito racconto è stata criticata tuttavia dalla Fondazione James Joyce di Zurigo, che detiene il manoscritto originale della storia, dissociandosi dall'iniziativa della Ithy Press di Dublino. La lettera del 5 settembre 1936 fa parte di una serie di manoscritti di Joyce donati nel 2005 alla Fondazione di Zurigo dalla seconda moglie di Giorgio Joyce, Asta Jahnke-Osterwalder, padre di Stephen, e figlio dell'autore di «Ulisse». In un comunicato, la Fondazione si dichiara «completamente all'oscuro» e precisa di «non aver mai permesso, tollerato o autorizzato la pubblicazione, dissociandosi nettamente da essa». «Non solo siamo stati ignorati, ma questa vicenda assomiglia ad un imbroglio», ha rincarato la dose l'istituzione svizzera. Le opere di James Joyce sono entrate a far parte del pubblico dominio dal 1 gennaio scorso, mettendo fine al copyright durato 70 anni dalla morte dello scrittore. Ma la fine del diritto d'autore, ha precisato la Fondazione di Zurigo va applicata solo ai testi giá pubblicati e non agli inediti. Una vicenda che lascia l'amaro in bocca anche a Hans Jahnke, il figliastro di Asta Jahnke-Osterwalder che aveva consegnato i manoscritti alla Fondazione. Visto l'accaduto, l'ente di Zurigo ha annunciato un giro di vita nella consultazione dei manoscritti da parte degli studiosi per evitare fughe o addirittura "furti" di inediti.

Ithys Press ha replicato alle accuse affermando che la pubblicazione di «The Cats of Copenhagen» è «legale e valida» e che gli addebiti mossi dalla Fondazione di Zurigo sono «pretestuosi». L'editore di Dublino ha ricordato poi che il diritto d'autore su Joyce è scaduto lo scorso 1 gennaio e quindi non esiste più il copyright sulle carte manoscritte; pertanto «non aveva senso» la richiesta di un'autorizzazione. Tanto più, ha spiegato in un comunicato, che non si tratta di un'operazione commerciale ma di una specie di tributo ad un Joyce diverso dagli schemi sconosciuti: quello di nonno affettuoso. Del resto, dietro l'editore Anastasia Herbert si cela Herbert Stacey, un noto specialista di Joyce che è stato coinvolto anche nell'organizzazione alla Biblioteca Nazionale di Irlanda della grande mostra «James Joyce e Ulisse» del 2004.

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