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Questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2012 alle ore 16:59.

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Un libro non si giudica certo dalla copertina, ma è indubbio che quella del libro " Quando il comunismo finì a tavola" di Fernando Coratelli, color rosa pastello e lo schizzo, ideato da Giuseppe Incampo: l'immagine cult del brodo Star di caroselliana memoria e il cucchiaio colmo di falcetti e martelli commestibili, colpisce nel segno e incuriosisce.

Ti accorgi subito che si tratta di un libro originale e intrigante, scorrevoli, divertenti, pagine per riflettere sorridendo, una testimonianza intelligente e disincantata dei nostri ultimi trentatré anni visti in prospettiva italiana, analizzando con saggia ironia un paese sempre sull'orlo di una crisi di cambiamento che stenta a decollare. Un'epopea partecipe e d'interrogazione, autobiografica e vivida, quella che scaturisce dalla moderna penna di Fernando Coratelli, classe 1970, che partendo dal 1978 suddivide il racconto in quattro spazi temporali, ognuno a undici anni di distanza, per giungere fino a oggi. Trentatré anni raccontati " per smettere di mangiare bambini" giocherellando sul luogo comune riferito ai comunisti, utilizzando come punti di riferimento la memoria collettiva, il cibo e la musica, dedicando il libro ai negri, agli zingari, ai froci, alle femmine, a chiunque sia discriminato solo con le parole.

Allacciate le cinture si parte per un viaggio contromano in un'atmosfera onirica. Uno scrittore barese ideologicamente di sinistra, testimone e narratore del libro, incontra in un'enoteca Federica, giornalista dalla voce graffiata, per un'intervista sull'impegno socio-politico di un uomo nato negli anni Settanta. Coratelli da questo espediente narrativo inquadra il periodo storico italiano in parallelo agli eventi mondiali, prende il via dall'eco del West Sussex, dove nella primavera del Settantotto scoppia il fenomeno mondiale del gruppo rock "The Cure" mentre in Italia le Brigate Rosse rapiscono Aldo Moro. In un fiat siamo già nel 1989: cade il muro di Berlino , il Partito Comunista cambia nome, i momenti salienti di quegli anni scorrono veloci nelle pagine:" Qualcuno afferma che la nostra generazione è fatta di traumi senza evento , io credo il contrario che siamo una generazione schiaffeggiata da eventi senza aver riportato grossi traumi".

Termometro del cambiamento culturale ed epocale è il cibo: dalle tartine al caviale agli hamburger di McDonald, dal fast allo slow food, dal cinese al sushi, mentre la rucola invade tutte le pietanze. Un excursus culinario per ricordarci che l'identità e le scelte di un popolo a tavola lo rappresentano. Eccoci ai nostri giorni, lo spettro della crisi finanziaria incombe, i comunisti, che forse non esistono più, mangiano di tutto tranne i bambini, il Pdsdspd –Partito democratico di sinistra dei democratici di sinistra del partito democratico, non sappiamo se è rimasto di sinistra ma democratico sicuramente. Consigliato ai buongustai e ai sognatori.

Fernando Coratelli: "Quando il comunismo finì a tavola" Trentatré anni per smettere di mangiare bambini. Pag.: 128- Euro 13-Edizione Caratterimobili- http://www.caratterimobili.it/caratterimobili/?p=547

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