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Questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2012 alle ore 16:07.

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Settimo, la fabbrica e il lavoroSettimo, la fabbrica e il lavoro

"Dal valore del lavoro dobbiamo ripartire!". Mai affermazione fu più attuale in una scena teatrale in cui si celebra il passaggio dalla vecchia fabbrica al moderno polo produttivo (la Pirelli di Settimo Torinese). Il lavoro come valore fondante di una società in radicale trasformazione. Un impegno enorme quello di Serena Sinigaglia che ne firma la regia, una sfida partita dalle numerose interviste scritte e registrate di operai, impiegati, tecnici e dirigenti, testimoni di un'epoca ormai lontana. Un conflitto fra giovani e vecchi.

E' un'anziana impiegata di origine siciliana - interpretata dalla convincente Beatrice Schiros – l'elemento narrante che conduce per mano il giovane operaio (Ivan Alovisio) nella visita ai reparti verso il centro della scena, dove si erge un vulcano di nera gomma colante, cuore pulsante della vecchia azienda. E via a raccontar di mescola, trafilatura, confezionatura, vulcanizzazione, finitura. "Il reparto mescola fa paura – dice l'impiegata - ma questo è un ambiente che crea un forte legame fra chi ci lavora" e poi le testimonianze corali, i timori e le attese di una comunità.

Per realizzare "Settimo, la fabbrica e il lavoro", titolo con scarso appeal teatrale, Sinigaglia riesce a trasformare l'immensa documentazione in un viaggio nella fabbrica di allora, quando al suono delle sirene sciamavano nelle strade migliaia di operai con le tute dei colori di appartenenza. Tutti gli ingredienti sono stati utilizzati, dall'anziano pensionato (Franco Sangermano) che fatica a staccarsi dalla "sua" fabbrica, al sindacalista (Andrea Collavino) con l'accento emiliano dei leader che lamenta un contratto collettivo "quando oggi la collettività non esiste più", al capoturno (Francesco Villano) con le sue nevrosi, sino ai finanzieri che in un siparietto cabarettistico canticchiano che serve "produrre di più, tagliare i costi, puntare all'alto di gamma".

Un mondo e una vita in trasformazione, un passaggio straziante per la vecchia generazione che si traduce in un invito al "posto fisso" per il giovane precario senza futuro. "Io ci sono, ci sonooooo" urla alla fine il neoassunto. Sinigaglia ha voluto evitare la formula nostalgica, agiografica o politica, e ha scelto una costruzione quasi caleidoscopica, ibrida, a volte grottesca, a volte surreale, che non tocca le corde più profonde, ma che regge nel suo insieme e nel rispetto dell'obiettivo originale.

Fino al 19 febbraio al PICCOLO TEATRO STUDIO
"Settimo La fabbrica e il lavoro" regia di Serena Sinigaglia
Scene: Maria Spazzi, Costumi: Federica Ponissi, Luci: Alessandro Verazzi, Musiche: Sandra Zoccolan
In scena: Ivan Alovisio, Giorgio Bongiovanni, Fausto Caroli, Andrea Collavino, Aram Kian, Franco Sangermano, Breatrice Schiros, Franceso Villano e Maurizio Zacchigna.
In collaborazione con Fondazione Pirelli

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