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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2012 alle ore 17:25.

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Enzo Sellerio. Foto AnsaEnzo Sellerio. Foto Ansa

Le straduzze di Palermo ancora con i segni dei bombardamenti. I bambini della Kalsa con la pistola ricevuta in dono per la festa dei morti. Il terremoto del Belice. I gruppetti di uomini in piazza a Gela. La Madonna portata a spalle per la processione del Venerdì Santo a Belmonte Mezzagno. C'è il mondo visto dalla Sicilia negli scatti in bianco e nero di Enzo Sellerio, nato a Palermo nel 1924, più famoso come fotografo prima ancora che come editore, fondatore nel 1969, spinto da un'idea nata chiacchierando con Leonardo Sciascia e Antonio Buttitta, della casa editrice Sellerio di Palermo insieme alla moglie Elvira Giorgianni, scomparsa il 3 agosto 2010 all'etá di 74 anni. Con immagini pubblicate negli anni su riviste come «Il Mondo», «Vogue», «Fortune» e «Lige», nel 1955 Enzo Sellerio realizzò il primo reportage, «Borgo di Dio», considerato uno dei capolavori della fotografia neorealista in Italia, che resta tra gli esiti più alti ed intensi dell'intera sua produzione. Attraverso questa serie fotografica, Sellerio documentò l'esistenza della comunitá fondata dal sociologo e «animatore sociale» Danilo Dolci in una delle zone allora più depresse della Sicilia - coincidente con i paesi di Trappeto (nel 1952) e Partinico (due anni dopo), ambedue in provincia di Palermo - allo scopo di combattere, attraverso la via della nonviolenza e del coinvolgimento attivo dei soggetti, piaghe quali la mafia e la connivenza della classe politica, l'analfabetizzazione, la disoccupazione, il sottosviluppo, la precarietá dei diritti del lavoro, e non ultimo il fenomeno del banditismo.

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