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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2012 alle ore 17:27.

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Immagine dal sito www.giorgiogaslini.itImmagine dal sito www.giorgiogaslini.it

Quando si dice il caso. Due mesi fa, ricevendo prima di Natale l'ultimo disco di pianoforte solo di Giorgio Gaslini intitolato "Incanti" e pubblicato da Cam Jazz di Roma, ne ho approfittato per scrivere (non era la prima volta) che gli esperti di jazz vengono giustamente rimproverati di occuparsi del maestro milanese molto meno di quanto dovrebbero e sarebbe giusto.

Conoscevo già i risultati – che non erano ancora ufficiali – del referendum Top Jazz del mensile Musica Jazz e sapevo che, ancora una volta, Gaslini era stato trascurato sia come pianista, sia come compositore. «Il nome di Gaslini» ha dichiarato, scherzando ma non troppo, qualcuno che non sono autorizzato a citare «andrebbe menzionato ogni giorno per i meriti enormi che ha nel jazz (e nella musica contemporanea), come disse di sé stesso il pianista e compositore creolo Jelly Roll Morton, indimenticabile per il grande valore e per l'egocentrismo, due qualità che non mancano nemmeno a Gaslini».

Per questo motivo si corre ai ripari quando si presenta un'occasione di particolare rilievo come quella del cd Incanti. Dal 1981 a oggi, Incanti è soltanto il quarto album di pianoforte solo di Gaslini (e il primo inciso dal vivo) dopo Gaslini plays Monk, Ayler's Wings e Gaslini plays Sun Ra. E inoltre, per il fatto che Gaslini interpreta a suo modo, e quindi creativamente, brani di Monteverdi, Barbara Strozzi, Handel, Cajkovskij, Faure, Elgar e Bartok, si tratta di un esempio importante di quella che il maestro chiama «musica totale».

Il caso vuole che ora il bimestrale Jazzit, nel numero di gennaio/febbraio 2012, dedichi a Gaslini la copertina e una sessantina di pagine esaustive quanto un libro, concluse da un‘intervista che gli fa il direttore Luciano Vanni basata proprio su Incanti.

Gaslini conclude a sua volta dicendo che Incanti «non è un disco di musica classica e non è un disco di improvvisazione jazz. È una terza via, la sintesi di un vasto panorama musicale e di una vasta visione della musica. Si ritorna al concetto di musica totale e di musicista totale che sente la musica a 360 gradi: passato, presente e futuro. Senza accorgermene ho compiuto un'azione di musica totale applicata al pianismo». Come volevasi dimostrare.

Forse a Gaslini porto fortuna, suggerisco di riderne insieme. Un'altra volta, in occasione di un evento che gli riservò la città di Roma, lamentai che la sua città natale non facesse nulla di simile. Ma ecco che qualche tempo dopo, nell'ultimo anno bisestile prima di questo, l'evento auspicato accade al Teatro Dal Verme di Milano, esaurito il 29 febbraio 2008 in ogni ordine di posti.

La serata prevede un omaggio a Michelangelo Antonioni con le musiche che Gaslini compose ed eseguì dal vivo in quartetto per il film La Notte (1961) del regista ferrarese. Nella prima parte il Gaslini Chamber Trio (con Gaslini pianoforte, Roberto Bonati contrabbasso, Roberto Dani batteria) propone in première assoluta la "Fonte Funda Suite", venti vigorosi minuti di musica in sette movimenti che Gaslini dedica ad Antonioni. Nella seconda si aggiunge al trio il sassofonista Roberto Luppi per riprodurre la formazione del quartetto che nel 1961 suonò i temi di Gaslini come colonna sonora del film e interpretarla per il pubblico del Teatro Dal Verme. La musica si accompagna alla visione di numerose sequenze de La Notte, i cui interpreti furono Marcello Mastroianni, Jeanne Moreau e Monica Vitti.

Oggi Gaslini ha 82 anni ma guarda al futuro come quando comparve, non ancora ventenne, alla ribalta del jazz italiano, allora molto lontano dai fasti attuali. Il nostro jazz è stimato adesso fra i migliori al mondo, dopo un trend in ascesa impensabile senza l'apporto determinante delle opere di Gaslini, presenti in cento dischi, eseguite in tremila concerti, e del suo lavoro di insegnante come titolare dei primi corsi di jazz, fra il 1972 e il 1980, nei Conservatori di Roma e di Milano. Qui fece conoscere una nuova generazione di talenti musicali e aprì la strada all'approdo ufficiale del jazz come materia di studio negli altri conservatori nazionali. Ma per avvertire la sua influenza non è necessario essere suoi allievi, e al limite neppure musicisti: un dialogo con Gaslini è fonte di sollecitazioni e di input preziosi per qualunque persona consapevole.

Nessuna meraviglia, quindi, destano i riconoscimenti che il maestro ha ottenuto nei lunghi anni del suo operare: come il diploma e la medaglia d'oro, riservati ai benemeriti della cultura e dell'arte, conferitogli nel 2002 dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi; e l'Ambrogino d'Oro che il Comune di Milano (meglio tardi che mai) gli ha dato nel 2010 in quanto «protagonista assoluto nella storia della musica italiana». Può bastare?

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